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Solemnity of Christ, King of the Universe, 1995

Pope St John Paul II's homily at Holy Mass
with the opening of the special assembley for Lebanon of the Synod of Bishops
Sunday 26th November 1995 - just in Italian

"1. “Ringraziamo con gioia il Padre...”. Così scrive san Paolo nel brano della Lettera ai Colossesi, proclamato nell’odierna Liturgia. “Ringraziamo con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. È Lui, infatti, che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel Regno del suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati” (Col 1, 12-13).

La Chiesa rende oggi grazie al Padre per la regalità di Cristo e per il suo Regno, nel quale l’uomo sperimenta i frutti della redenzione; Regno di verità e di vita, di santità e di grazia, di giustizia, di amore e di pace (cf. Prefazio).

In quest’ultima domenica dell’Anno Liturgico, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo, siamo raccolti nella Basilica di san Pietro per aprire solennemente l’Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi dedicata al Libano. Saluto cordialmente tutti coloro che vi parteciperanno: Cardinali, Patriarchi, Vescovi e sacerdoti, religiosi, religiose e rappresentanti del Popolo di Dio, della Chiesa che è in Libano.

Carissimi Fratelli e Sorelle! È significativo che l’inaugurazione del Sinodo abbia luogo proprio in questo giorno, nel quale siamo invitati a cantare col Salmista: “Quale gioia, quando mi dissero: / “Andremo alla casa del Signore”. / E ora i nostri piedi si fermano / alle tue porte, Gerusalemme! / Gerusalemme è costruita come città salda e compatta. / Là salgono insieme le tribù, / le tribù del Signore, / secondo la legge di Israele / per lodare il nome del Signore” (Sal 122, 1-4).

E, dunque: “Andiamo con gioia incontro al Signore!”.

2. La Liturgia della Solennità odierna si ricollega all’Antico Testamento. Nella prima Lettura, tratta dal secondo Libro di Samuele, ci viene presentata la figura del re Davide, eletto per regnare dopo Saul su Israele. Il Signore gli aveva detto: “Tu pascerai Israele mio popolo, tu sarai capo in Israele” (2 Sam 5, 2). Questa particolare investitura vede radunati gli anziani di Israele e tutto il popolo intorno a Davide, che stringe con essi un’alleanza davanti al Signore in Ebron e qui viene unto come loro re.

Questo evento dell’Antico Testamento è importante anche per l’odierna celebrazione. Lo evocano le parole udite da Maria di Nazaret all’Annunciazione, quando il messaggero celeste a proposito di Colui che sarebbe stato concepito nel suo grembo e che sarebbe nato da Lei preannunzia: “Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine” (Lc 1, 32-33). Queste ultime espressioni stanno ad indicare quale differenza esista tra Cristo Re e il re Davide. Mentre il regno di Davide era temporaneo, passeggero, il Regno di Cristo non ha fine, è eterno, poiché ha origine dall’eternità e ad essa conduce.

3. Ciò viene spiegato in modo più ampio nella Lettera di san Paolo ai Colossesi: “Egli (Cristo) è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di Lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili... Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in Lui” (Col 1, 15-17). Dunque, il Regno di Cristo è eterno. Egli è Re a motivo della sua divinità. È Re perché è consostanziale al Padre; è Re perché si è fatto uomo e come tale ha conquistato il Regno mediante la Croce.

Il brano del Vangelo di san Luca che abbiamo poc’anzi ascoltato ci conduce a tale verità, facendoci testimoni della crocifissione di Gesù. La sua agonia sul Calvario è accompagnata dallo scherno dei rappresentanti del Sinedrio che lo apostrofano dicendo: “Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto” (Lc 23, 35). Lo deridono anche i soldati, che assecondano i membri del Sinedrio: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso” (Lc 23, 37). Le loro parole fanno eco a quelle di uno dei due malfattori crocifissi con Lui: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi” (Lc 23, 39). Infine, la sentenza iscritta sulla croce in lingua greca, latina ed ebraica: “Questi è il re dei Giudei” (Lc 23, 38).

Ma di fronte a tali oltraggi e maledizioni si alza un’altra voce, quella di uno dei crocifissi con Lui, conosciuto dalla tradizione come “il buon ladrone”. Egli rimprovera il suo compagno e si rivolge a Gesù: “Ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno” (Lc 23, 42). Questo Regno da un lato è oggetto di scherno, mentre dall’altro diventa il contenuto di una professione di fede e di speranza. Ed è significativo che a questa confessione Cristo risponda: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso” (Lc 23, 43).

4. Le Christ crucifié a donc pleinement conscience d’ouvrir les portes de ce Royaume non seulement au bon larron, mais à tous les hommes. C’est le Royaume qu’il s’est acquis au prix du sacrifice de la Croix. Etant éternellement Roi en tant que “Premier–Né de toute créature”, en même temps il devient Roi de manière particulière au prix du sacrifice offert sur la Croix.

Cela nous fait donc comprendre les autres expressions de la Lettre aux Colossiens: “Car Dieu a voulu que dans le Christ toute chose ait son accomplissement total. Il a voulu tout réconcilier par lui et pour lui, sur la terre et dans les cieux, en faisant la paix par le sang de sa croix”. Le Christ est Roi, en premier lieu parce qu’il est le Fils consubstantiel au Père; comme homme ensuite, il est Roi par la Croix, sur laquelle il a racheté toute l’humanité; enfin, son pouvoir royal a été confirmé par sa résurrection d’entre les morts.

Dieu a révélé son Règne par la victoire sur la mort: “Il est aussi la Tête du Corps, c’est–à–dire de l’Eglise: il est le Commencement, le premier–né d’entre les morts, puisqu’il devait avoir en tout la primauté”. Aujourd’hui, nous rendons grâce au Père, parce qu’il nous a fait entrer dans le Royaume de son Fils bien–aimé.

5. “Allons dans la joie à la rencontre du Seigneur”.

Chers Frères et Sœurs! C’est à vous, qui participez à l’Assemblée spéciale du Synode des Evêques consacrée au Liban, que la liturgie de ce jour adresse de manière spéciale ces paroles. Nous commençons aujourd’hui les travaux de ce synode, en la solennité de notre Seigneur Jésus Christ, Roi de l’univers. Vous arrivez à Rome de cette terre, de ce Liban si souvent mentionné dans les Livres sacrés qui relatent l’histoire du salut. Vous venez de ces lieux tout proches de la Terre sainte où s’est révélé le Règne du Christ: Règne de grâce et de vérité, Règne de justice, d’amour et de paix. Nous nourrissons l’espoir que les travaux du Synode pourront apporter une contribution significative à votre patrie, si durement éprouvée au long des dernières décennies, et favoriseront le processus en vue d’une paix solide et véritable.

Nous espérons aussi, et pour cela nous prions le Christ Roi, que le Synode des Evêques de l’Eglise libanaise contribuera à renouveler la conscience du sacerdoce royal des chrétiens de votre peuple, leur redonnant cette confiance qui est l’élément indispensable pour pouvoir persévérer dans la foi de leurs ancêtres et pour remplir leur mission particulière au Liban, confiée par la Providence.

Marie, la toute Sainte, prie avec nous son Fils unique, afin qu’il guide le cœur de chacun pour accomplir ce qui est bon et juste, en sorte que nous soyons agréables à Dieu pour toujours!

Amen!"