Christmas - Natale - Navidad - Noël 1981
Pope Saint John Paul II's Homily at Midnight Mass
St Peter's Basilica - in Italian, Portuguese & Spanish
"““Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità” (Is 9,5).
1. Nasce un Bambino. Ci siamo riuniti in questa veneranda Basilica – così come tanti nostri fratelli e sorelle nella fede si riuniscono oggi, a mezzanotte, nel mondo intero – perché: nasce un Bambino. Viene al mondo dal seno della Madre, così come tanti bambini umani dall’inizio e continuamente...
Nasce...
Nel corso del censimento ordinato in tutto lo Stato romano da Cesare Augusto, quando Giuseppe di Galilea dalla città di Nazaret, doveva recarsi a Betlemme, dato che era della stirpe di Davide, e Betlemme era proprio la città di Davide.
Là si compirono per Maria i giorni del parto. Nasce quindi un Bambino, il Figlio primogenito di Maria di Nazaret.
La Madre lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo.
Benché unico e irrepetibile per la sua divinità, e per la sua verginale concezione e nascita, il Bambino è nato così come nascono i bambini dei poveri. Questo non aveva predetto Isaia, anche se aveva preannunciato questa nascita in mezzo alla notte profonda, quando aveva scritto:
“II popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is 9,1).
2. Ecco noi tutti riuniti così come tutti i nostri fratelli e sorelle nel mondo intero, andiamo incontro a questa luce:
Ci è stato dato un Figlio: Figlio della luce: Dio da Dio, Luce da Luce. Un figlio ci è dato: “Dio – Padre Eterno – infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito...” (Gv 3,16).
Ecco il momento in cui si rivela al mondo il Dono del Padre: un Figlio. Dalla profondità di questa notte di Avvento, che descrive Isaia, Egli è da tanto tempo aspettato... E nello stesso tempo del tutto inaspettato, dato che circondano la sua nascita la notte silenziosa e il vuoto della grotta-stalla per il bestiame, nelle vicinanze di Betlemme, e soltanto due persone, Maria e Giuseppe, in questo vuoto e in questa solitudine.
Questo vuoto e solitudine sono penetranti. Sono grandi per la nascita di Dio: un figlio ci è dato. In lui abbiamo ricevuto tutto. L’Eterno Padre non ci poteva dare di più.
3. Scrive l’apostolo Paolo: “È apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini” (Tt 2,11).
Che cosa è la Grazia? È proprio l’amore che dona. Nel vuoto e nella solitudine di questa notte di Betlemme, l’amore “che dona” del Padre viene al mondo nel Figlio, nato dalla Vergine: un Figlio ci è dato.
Già col primo momento della sua venuta: “ci insegna – come scrive l’apostolo – a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria...” (Tt 2,12-13).
Questo ci insegna il Bambino che è nato – il Figlio che ci è dato. Tuttavia in questo momento nessuno sembra sentire la sua voce. Nessuno sembra neppure notare la sua nascita. Nessuno – fuorché Maria e Giuseppe. Nessuno? E tuttavia vi sono già alcuni che per primi hanno notato. Per primi hanno accolto la buona novella. E sono venuti per primi.
I pastori. L’angelo aveva detto loro: “Troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia” (Lc 2,12). Si recarono nella direzione indicata. Primi tra gli abitanti di questa terra, si unirono “all’esercito celeste”, proclamando la discesa del Figlio Eterno e l’inizio del Regno di Dio nei cuori degli uomini.
4. Quale potere e sulle spalle di questo bambino che nasce nella solitudine e nel vuoto della notte di Betlemme? Dice infatti il profeta: “Sulle sue spalle è il segno / della sovranità” (Is 9,5). E dice poi: “Grande sarà il suo dominio / e la pace non avrà fine... / ora e sempre...” (Is 9,6).
Nulla sembra confermare questa sovranità e questo dominio, nel vuoto e nella solitudine della notte di Betlemme. Piuttosto tutto parla di povertà, di “diseredazione”...
Questa prima notte terrena del Figlio dell’uomo contiene già in sé quasi un lontano presagio della notte ultima, quando “umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte...” (Fil 2,8). Questa prima notte senza tetto del Figlio che ci è dato, è libera da ogni segno di umana potenza e forza. È tutto il contrario...
5. E tuttavia questa notte di Betlemme, che ricordiamo ogni anno con la più grande emozione, suscita speranza e porta la gioia: una gioia quale il mondo non può dare pur con tutti i suoi ben noti mezzi di terrena potenza e forza.
Di questa gioia è piena la liturgia della Chiesa, che “canta al Signore un canto nuovo” (Sal 96,1), e invita a questo canto “tutta la terra”.
“Gioiscano i cieli, esulti la terra, / frema il mare e quanto racchiude; / esultino i campi e quanto contengono / si rallegrino gli alberi della foresta” (Sal 96,11-12).
Il Regno di Dio sulla terra inizia durante questa notte della vigilia, non tra i segni della terrena potenza e forza, ma tra la gioia delle anime e dei cuori, che riempie tutti coloro che lo hanno accolto.
Così, otto secoli fa, essa ha riempito l’anima e il cuore di san Francesco, il Poverello di Assisi.
6. O voi tutti che mi ascoltate qui – in questa Basilica – in qualsiasi luogo del globo terrestre!
Quanto vi auguro la rivelazione di questa Grazia!
Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Amen."
Papa San Giovanni Paolo II's words at the Urbi et Orbi Blessing
Christmas Day, St Peter's Square, 25 December 1981 - in Italian, Portuguese & Spanish
"Cari fratelli e sorelle,
1. Abitanti di Roma e del Mondo! In quest’ora, quando il santo giorno della Nascita è giunto al suo meriggio, vi invito a meditare insieme con me il Mistero: “In principio era il Verbo . . . e il Verbo era Dio . . . tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste . . . E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 1.3.14).
“. . . Non c’era posto per loro nell’albergo” (Lc 1, 7).
“Venne fra la sua gente ma i suoi non l’hanno accolto. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe” (Gv 1, 11.10).
2. Vi prego, fratelli e sorelle, abitanti dell’Urbe e dell’Orbe, di meditare oggi sulla nascita, nella stalla di Betlemme, del Figlio eternamente nato. Perché nasce dalla Vergine Colui che è eternamente nato dal Padre?
Dio da Dio, Luce da Luce? Perché nella notte, quando è nato da Maria Vergine, non c’era posto per loro nell’albergo? Perché i suoi non l’hanno accolto? Perché il mondo non l’ha riconosciuto?
3. Il Mistero della notte di Betlemme dura senza intervallo. Esso riempie la storia del mondo e si ferma alla soglia di ogni cuore umano. Ogni uomo, cittadino di Betlemme, ha potuto ieri sera guardare Giuseppe e Maria e dire: non c’è posto, non posso accogliervi. E ogni uomo di tutte le epoche può dire al Verbo, che si è fatto carne: non ti accolgo non c’è posto.
Il mondo fu fatto per mezzo di Lui, ma il mondo non l’ha accolto. Perché il giorno della nascita di Dio è giorno di non-accoglienza di Dio da parte dell’uomo?
4. Facciamo scendere il mistero della Nascita di Cristo al livello dei cuori umani: “Venne fra la sua gente”. Pensiamo a coloro che hanno chiuso davanti a Lui la porta interiore, e chiediamo: perché?
Tante, tante, tante possibili risposte, obiezioni, cause.
La nostra coscienza umana non è in grado di abbracciarle. Non si sente di giudicare. Solo l’Onnisciente scruta fino in fondo il cuore e la coscienza di ogni uomo. Soltanto Lui. E soltanto Lui, eternamente nato: soltanto il Figlio. Infatti: “Il Padre ha rimesso ogni giudizio al Figlio” (Gv 5, 22).
Noi uomini, chinati ancora una volta, sul mistero di Betlemme, possiamo soltanto pensare con dolore quanto abbiano perso gli abitanti della “Città di Davide”, perché non hanno aperto la porta.
Quanto perda ogni uomo, che non lascia nascere, sotto il tetto del suo cuore, Cristo, “da luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1, 9) Quanto perda l’uomo, quando lo incontrare e non vedrà in Lui il Padre. Dio infatti si è rivelato in Cristo all’uomo come il Padre. E quanto perda l’uomo, quando non vede in lui la propria umanità. Cristo infatti è venuto nel mondo per svelare pienamente l’uomo all’uomo e fargli nota la sua altissima vocazione (cf. Gaudium et Spes, 22).
“A quanti . . . l’hanno accolto, ho dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1, 12).
Nella solennità del Natale nasce pure un caloroso voto e desiderio, un’umile preghiera: che gli uomini del nostro secolo accolgano Cristo; gli uomini dei diversi Paesi e Continenti, delle varie lingue, culture e civilizzazioni che lo accolgano, che lo ritrovino nuovamente, che sia data loro la Potenza, che è solo da Lui, perché essa è soltanto in Lui.
5. Gridiamo ai governi, ai responsabili degli Stati, ai sistemi e alle società che dappertutto venga rispettato il principio della libertà religiosa; che l’uomo a causa della sua fede in Cristo, e della fedeltà alla sua Chiesa non sia discriminato, pregiudicato, privato dell’accesso ai frutti dei suoi meriti di cittadino; che ai membri delle Comunità cristiane non manchino i pastori, i luoghi di culto; che non siano intimoriti, messi in prigione, condannati; che i cattolici della Chiesa in Oriente possano godere gli stessi diritti dei loro fratelli della Chiesa d’Occidente.
Noi gridiamo perché Cristo abbia posto nell’intera vasta Betlemme del mondo contemporaneo; perché sia concesso il diritto di cittadinanza a Colui che è venuto nel mondo ai tempi di Cesare Augusto, quando fu ordinato il censimento.
6. “Non c’era posto per loro nell’albergo”.
Il mondo, che non accetta Dio, cessa di essere ospitale nei confronti dell’uomo! Non ci scuote l’immagine di un tale mondo, del mondo, che è contro l’uomo, prima ancora che questi riesca a nascere, che, in nome di diversi interessi economici, imperialistici, strategici, caccia via intere moltitudini di uomini dal suolo del loro lavoro, le rinchiude nei campi di forzato concentramento, le priva del diritto della patria, le condanna alla fame, le fa schiave?
Dio, che è diventato uomo, poteva venire nel mondo diversamente da come è venuto? Poteva esserci posto per Lui nell’albergo? Non “doveva” Egli, sin dall’inizio, essere con coloro per i quali non c’è posto?
7. Sì, Cari fratelli e sorelle, riscopriamo la vera gioia del Natale. Un’altra gioia non sarebbe vera.
Non sarebbe universale. Non parlerebbe a tutti e a ciascuno: Emmanuele.
- È con noi - Dio è con noi! / Benché il mondo non lo conosca - Egli è! / Benché i suoi non lo accettino - Egli viene! / Benché non ci sia posto nell’albergo - Egli nasce!
Questa gioia della Nascita di Dio desidero condividerla oggi con l’Urbe e con l’Orbe, salutando nelle diverse lingue, tutti coloro per i quali il Verbo si è fatto carne.
A quanti ci ascoltano
- Di espressione italiana:
Auguro un lieto e Santo Natale: la pace di Gesù Bambino regni nei vostri cuori e nelle vostre famiglie.
- Di espressione francese:
Joyeuses Fêtes de Noël, dans la joie et la paix du Christ.
- Di espressione inglese:
A happy Christmas. May the Light that came into the world on this Blessed Day shine in your hearts and in your homes always.
- Di espressione tedesca:
Ihnen allen ein gnadenreiches, schönes und frohes Weihnachtsfest.
- Di espressione spagnola:
Feliz Navidad! Y paz a todos los hombres!
- Di espressione portoghese:
Feliz Natal na paz e no amor de Cristo.
- Di espressione polacca:
A teraz do Was się zwracam, moi umiłowani Rodacy - Wam przekazuję życzenia od łóbka Betlejemskiego.
Wam przekazujê życzenia od Nowonarodzonego.
Ogarniam nimi Wszystkich i Każdego.
Całą Polskę - naszą wspólną Ojczyznę.
Pragnę, aby te życzenia doszły zwłaszcza do tych, którzy cierpią - którzy są oderwani od najbliższych - których nawiedza przygnębienie czy rozpacz . . .
Tylu ludzi na świecie modli się za Polskę. Wraz z nimi wszystkimi, wraz z całym Kościołem, zwracam się do Was w tej godzinie życzeń składanych y językach różnych narodów.
I mówię w naszym ojczystym języku:
“Podnieś rączkę, Boże Dziecię, błogosław . . .”.
Ty, który wskazałeś drogę do Betlejem pasterzom i mędrcom - wskaż drogę synom i córkom polskiej ziemi do lepszej przyszkóści Ojczyzny:
w pokoju, sprawiedliwości, wolności.
Christus natus est nobis! Venite adoremus!
Traduzione italiana del messaggio pronunciato in lingua polacca
E adesso io mi rivolgo a voi, miei prediletti connazionali. Vi esprimo gli auguri dal presepio di Betlemme. Vi trasmetto gli auguri del Neonato. Abbraccio con questi tutti e ciascuno di voi, tutta la Polonia, nostra comune patria. Voglio che questi auguri giungano specialmente a quelli che soffrono, che sono stati allontanati dai più vicini, quelli che sono visitati dalla depressione, oppure dalla disperazione.
Tanti uomini nel mondo pregano per la Polonia. Con tutti loro, con tutta la Chiesa, mi rivolgo a voi in questa ora degli auguri pronunciati nelle diverse lingue dei vari popoli. E vi dico nella nostra lingua patria: “Alza la mano, Bambino Gesù, e benedici . . .”.
Tu, che hai indicato la via ai pastori di Betlemme e ai Magi, indica la via ai figli e alle figlie della terra polacca verso un migliore futuro della patria nella pace, nella giustizia, nella libertà."
Pope St John Paul II's Catechesis
General Audience, Wednesday 23 December 1981 - in Italian, Portuguese & Spanish
"Recuperiamo la verità del Natale nella sua autenticità e nel suo significato
Carissimi fratelli e sorelle,
1. L’udienza odierna si svolge nel clima del Natale ormai imminente, che con tanta eloquenza parla alla mente e al cuore. La liturgia dell’Avvento ci ha preparati spiritualmente a rivivere il mistero che ha segnato una svolta nella storia umana: la nascita di un Bimbo, che è anche il Figlio di Dio, la nascita del Salvatore.
È una ricorrenza che ha veramente cambiato il volto del mondo. Non è forse una testimonianza di ciò la stessa atmosfera gioiosa che si respira per le vie delle città e dei paesi, nei luoghi di lavoro, nell’intimo delle nostre case? La festa del Natale è entrata nel costume come incontrastata ricorrenza di letizia e di bontà e come occasione e stimolo ad un pensiero gentile, ad un gesto di altruismo e di amore. Questa fioritura di generosità e di cortesia, di attenzione e di premure, iscrive il Natale tra i momenti più belli dell’anno, anzi della vita, imponendosi anche a coloro che non hanno la fede e pur non riescono a sottrarsi al fascino che si sprigiona da questa magica parola: Natale.
Ciò spiega anche l’aspetto lirico e poetico, che circonda questa ricorrenza: quante melodie pastorali, quante canzoni dolcissime sono sbocciate intorno a questo evento! E quale carica di sentimento o, a volte, di nostalgia esso sa suscitare! La natura che ci circonda acquista in questo giorno un suo linguaggio dolce e innocente, che ci fa assaporare la gioia delle cose semplici e vere, verso le quali il nostro cuore aspira, anche senza saperlo.
2. Ma dietro a questo aspetto suggestivo, ecco subito manifestarsene altri, che ne alterano la limpidezza e ne insidiano l’autenticità. Sono, questi, gli aspetti puramente esteriori e consumistici della festa, i quali rischiano di svuotare del suo significato vero la ricorrenza, quando si pongono non come espressioni della gioia interiore che la caratterizza, ma come elementi principali di essa, o quasi come sua unica ragion d’essere.
Il Natale perde allora la sua autenticità, il suo senso religioso, e diventa occasione di dissipazione e di spreco, scivolando in esteriorità sconvenienti e sguaiate, che suonano offesa a coloro che la povertà condanna ad accontentarsi delle briciole.
3. Occorre ricuperare la verità del Natale nell’autenticità del dato storico e nella pienezza del significato di cui esso e portatore.
Il dato storico è che in un determinato momento della storia, in una certa contrada della terra, da un’umile donna della stirpe di Davide è nato il Messia, annunciato dai Profeti: Gesù Cristo Signore.
Il significato è che, con la venuta di Cristo, l’intera storia umana ha trovato il suo sbocco, la sua spiegazione, la sua dignità. Dio ci si è fatto incontro in Cristo, perché noi potessimo avere accesso a Lui. A ben guardare, la storia umana è un ininterrotto anelito verso la gioia, la bellezza, la giustizia, la pace. Sono realtà che soltanto in Dio possono trovarsi in pienezza. Ebbene, il Natale ci reca l’annuncio che Dio ha deciso di superare le distanze, di valicare gli abissi ineffabili della sua trascendenza, di accostarsi a noi, fino a far sua la nostra vita, fino a farsi nostro fratello.
Ecco, dunque: cerchi Dio? Trovalo nel tuo fratello, perché in ogni uomo ormai Cristo si è come immedesimato. Vuoi amare Cristo? Amalo nel tuo fratello, perché quanto tu fai ad uno qualsiasi dei tuoi simili, Cristo lo ritiene fatto a sé. Se, dunque, ti sforzerai di aprirti con amore al tuo prossimo, se cercherai di stabilire rapporti di pace con lui, se vorrai mettere in comune col prossimo le tue risorse, perché la tua gioia, comunicandosi, diventi più vera, tu avrai al tuo fianco Cristo, e con Lui potrai raggiungere la meta che il tuo cuore sogna: un mondo più giusto, e quindi più umano.
Che il Natale trovi ciascuno di noi impegnato a riscoprirne il messaggio, che parte dalla mangiatoia di Betlemme. Ci vuole un po’ di coraggio, ma ne vale la pena, perché solo se sapremo aprirci così alla venuta di Cristo, potremo fare l’esperienza della pace annunciata dagli Angeli nella notte santa. Che il Natale costituisca per tutti voi un incontro con Cristo, che si è fatto uomo per dare a ogni uomo la capacità di diventare figlio di Dio.
4. È questo l’augurio che porgo a tutti, mentre sono lieto di rivolgere un particolare saluto ai Dirigenti, ai Professori e agli studenti della Scuola di Musica "Tommaso Lodovico da Victoria", fondata dall’Associazione italiana di santa Cecilia e attualmente associata al Pontificio Istituto di Musica sacra.
Carissimi, Vi ringrazio di vero cuore di essere venuti a rallegrare questo incontro in prossimità del Natale con i vostri canti armoniosi. E con voi ringrazio i vostri familiari che so pure presenti in numero considerevole.
A voi studenti, in particolare, mi è caro raccomandare di continuare con amore e costanza in questo vostro impegno di studio, che educa all’arte, ingentilisce il cuore ed unisce gli animi in armonia di bontà e di vita.
Sappiate, altresì, completare tale studio con una approfondita conoscenza delle verità religiose, perché i valori della fede siano uniti ai valori dell’arte.
Siate sempre, con la pratica delle virtù cristiane, fedeli testimoni di Cristo nella scuola, nelle famiglie e nella società. E possa il vostro canto, unito al canto degli Angeli, ottenere dal divino Bambino di Betlemme pace vera e duratura per l’intera umanità.
5. Estendo il saluto a tutti i giovani. Carissimi, l’imminenza del Santo Natale, che ci ricorda l’amore senza limiti del Figlio di Dio, disceso dal Cielo in una carne mortale "per noi uomini e per la nostra salvezza", susciti in ciascuno di voi sentimenti di sincero amore per il prossimo, confermandovi nel proposito di mettere le energie, di cui Dio vi ha arricchito, a servizio dei fratelli.
La mia parola di saluto va poi agli ammalati. Carissimi fratelli e sorelle, nella luce del Natale, che tanta dolcezza diffonde nei cuori, desidero rivolgervi un particolare augurio di serenità e di pace. Il pensiero delle strettezze e dei disagi, in cui venne a trovarsi – nascendo – Gesù Bambino, vi conforti nelle vostre sofferenze e vi aiuti a vedere in esse un’occasione quanto mai significativa per essergli vicino nell’opera della redenzione a cui Egli diede inizio già dalla mangiatoia di Betlemme.
Sono presenti all’udienza numerose coppie di sposi novelli. Anche a voi, carissimi, il mio saluto e il mio augurio. Nella scena del presepe, in cui l’amore di due Sposi e rallegrato dal vagito di un Neonato, voi potete contemplare, nella sua espressione più alta, ciò che il vostro cuore va cercando. Restino Gesù, Maria e Giuseppe il modello costante del vostro impegno di reciproca donazione, e il ricorso al loro aiuto vi soccorra in ogni difficoltà, alimentando nei vostri cuori la fiamma di quell’amore, che il sacramento ha consacrato davanti a Dio e davanti agli uomini.
A tutti i miei auguri di un lieto e santo Natale. A tutti la mia cordiale benedizione.
Saluti:
Ai pellegrini di espressione francese
Chers Frères et Sœurs,
Lorsque le Verbe de Dieu est né de la Vierge Marie, la nation dont il était le fils traversait des temps difficiles. Beaucoup étaient dans l’angoisse, malgré de faibles lueurs d’espoir. Rares furent ceux, avec ses parents, à deviner que cet enfant était lui-même l’Emmanuel, c’est-à-dire Dieu présent au milieu d’eux. Telle est encore aujourd’hui notre joie de Noël: la foi qu’Il nous a donnée nous le fait rencontrer encore sur nos chemins. Et mon souhait de " joyeux Noël " pour vous tous, c’est que vous sachiez discerner sa présence et son amour et en imprégner votre cœur! A vous tous, à vos familles, aux enfants surtout, aux malades aussi, à ceux qui sont loins de chez eux, ou seuls, je dis bon et joyeux Noël!
Permettez-moi d’adresser un salut spécial a un groupe de religieuses de Marie Réparatrice. J’ai aussi toujours plaisir à recevoir des groupes d’élèves de l’enseignement catholique de France, particulièrement aujourd’hui ceux venus d’Angoulême et de Solesmes. A vos parents, vos professeurs, vos amis, dites les encouragements et l’affection du Pape. Je vous bénis de grand cœur.
Ai gruppi di espressione inglese
Dear brothers and sisters,
I am pleased to welcome all of you today, as we prepare to celebrate Christmas: the Birth of Jesus Christ, the Saviour of the world. Christmas is the expression of love, God’s love for man. It is a feast of joy for all humanity, because the Word of God became flesh and dwelt among us. The Son of God became one of us and the union of divinity and humanity gives us hope and strenght. The Infant of Bethlehem teaches us how to understand God, who is his Father and ours; he also explains to us the value of our own humanity. To all of you a blessed Christmas in the peace of the newborn Saviour.
I offer a special greeting to the members of the Richard Allen Center for Culture and Art from the United States. I am happy that the presentation of your "Black Nativity" finds its inspiration in the Gospels of Christ. May all your efforts help to keep alive the deep religious sentiments of Black America.
Ai fedeli di espressione tedesca
Liebe Brüder und Schwestern!
Herzlich heiße ich euch zu dieser vorweihnachtlichen Audienz willkommen. Zugleich grüße ich mit euch auch alle, die durch das Radio mit uns verbunden sind.
Weihnachten ist das Fest der Freude, des Friedens und der Liebe. An ihm gedenken wir der Menschenfreundlichkeit Gottes, der im Kind von Betlehem unser aller Bruder geworden ist. Wie damals im Schoß Mariens, so möchte Christus heute in unseren Herzen Gestalt annehmen und sich durch uns den Menschen und der Welt schenken. Verlieren wir uns deshalb in der Vorbereitung der Festtage nicht in rein äußerer Geschäftigkeit, sondern bereiten und öffnen wir Christus vor allem unser Herz. Nur wer zuvor sein Geschenk der Freude, des Friedens und der Liebe selbst empfangen hat, kann es auch an andere weiterschenken. Auch unsere Weihnachtsgaben und die vielen Aufmerksamkeiten, die wir uns in diesen Tagen gegenseitig erweisen, wollen letztlich Zeichen und Ausdruck jener Menschenfreundlichkeit Gottes sein, die er uns im Kind von Betlehem in unendlicher Liebe geschenkt hat.
* * *
Einen besonderen Gruß richte ich an die Gruppe österreichischer Arbeiter aus Kärnten, die ihre christliche Solidarität und Bruderliebe soeben durch einen mehrmonatigen Dienst im italienischen Erdbebengebiet vorbildlich unter Beweis gestellt habt. Durch euren persönlichen Einsatz habt ihr zahlreichen Familien ein neues Zuhause vermittelt und dabei die hilfsbedürftigen Menschen durch euer Beispiel, durch eure Menschenfreundlichkeit, auch innerlich reich beschenkt. Möge euch der Herr eure hochherzige Hilfsbereitschaft durch reiche weihnachtliche Gnaden lohnen. Dazu erteile ich euch und allen, die mit uns hier verbunden sind, von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.
Ai fedeli di lingua spagnola
Queridos hermanos y hermanas,
Agradezco vuestra felicitación navideña y saludo con afecto a todos los aquí presentes de lengua española, de modo particular al grupo catequista Dolores Sopeña, a los numerosos miembros de la peregrinación compuesta por españoles y mexicanos, así como a los peregrinos de Colombia y otros Países latinoamericanos.
Dentro de unos días celebraremos la Natividad del Señor, la venida del Hijo de Dios para ser el Redentor del hombre. Es el gran misterio del acercamiento de Dios a nosotros, para así acercarnos a El y revelarnos la medida de nuestra dignidad; como hombres, como depositarios de una vocación eterna, de unos valores que no acaban con nuestra dimensión terrena.
El Dios-con-nosotros, nacido en Belén por amor nuestro, es la gran lección del amor de Dios al hombre, a cada hombre. Preparémonos pues para celebrar en ese espíritu la Navidad. Abriendo nuestro corazón a los demás, sobre todo a los que sufren, a los necesitados, a los que padecen por falta de paz. En el amor de Cristo que a todos nos hermana, descubramos de veras en cada hombre un hermano. Esa ha de ser la Navidad cristiana, no fiesta de consumismo, sino celebración del amor solidario.
Que el Príncipe de la Paz os acompañe especialmente en las próximas Fiestas. Con mi cordial Bendición Apostólica.
* * *
Ai fedeli di lingua portoghese
Queridos irmãos e irmãs de língua portuguesa,
Na antevéspera do Natal, saúdo-vos a todos e a cada um, cordialmente, já à luz do " grande Mistério " que vamos celebrar, não como acontecimento passado, mas em toda a sua actualidade.
O Menino do Presépio é " o nosso grande Deus e Salvador ": é o Verbo, a Palavra viva em que todo o ser de Deus se exprime, que se fez Carne e habitou entre nós, inserindo-se plenamente na história humana, para transformar e salvar o mundo, e permitindo aos homens tornarem-se a família dos filhos de Deus.
Jesus Cristo é o dom supremo da bondade e misericórdia divinas: n’Ele e por Ele nos vieram a graça, a alegria e a paz de Deus, que para a humanidade imploro e todos vós do coração desejo. E muito Boas-Festas do Natal, com a minha Bênção Apostólica.
Ai fedeli provenienti dalla Polonia
Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus!
Moi drodzy Bracia, wiemy, że Boże Narodzenie jest świętem rodziny. Że w wieczór wigilijny, przy opłatku, jednoczy się rodzina, odnajdują się wzajemnie ludzie sobie nabliżsi. Trzeba ten obraz opłatka i wigilii przenieść dzisiaj na wszystkie polskie rodziny w Ojczyźnie i poza jej granicami. Trzeba pomyśleć o całej Polsce jako o jednej rodzinie. W tej rodzinie musi zwyciężyć sprawiedliwość i miłosc, muszą ulec siły przeciwne. To są życzenia, które wyrażam przy opłatku wszystkim moim Rodakom – i tu obecnym, i wszystkim tu nieobecnym, ale bardzo, szczególnie w ciągu tych dni, obecnym w moim sercu, więcej: szczególnie obecnym w sercu całego Kościoła. Niech czują, że są obecni w sercu Kościoła, że są z nimi wszyscy ich bracia i siostry, społeczeństwa i narody. I niech umocnieni tą świadomością w duchu najlepszych ojczystych tradycji obchodzą Boże Narodzenie.
Traduzione italiana:
Sia lodato Gesù Cristo! Miei cari Connazionali, sappiamo che il Natale è una festa della famiglia, e che la notte di Natale, dividendo l'opłatek, la famiglia si unisce, si ritrovano vicendevolmente le persone рiù care. Bisogna estendere quest'immagine — dell'opłatek e della veglia — a tutte le famiglie polacche, nella Patria e fuori dalle sue frontiere. Bisogna pensare alla Polonia intera come ad una famiglia. In questa famiglia devono prevalere la giustizia e l'amore; le forze che ne sono contrarie devono essere sconfitte. Questi sono auguri che formulo durante l'opłatek a tutti i miei Connazionali, sia a questi qui presenti che a quelli che non sono qui con noi, ma che sono in modo particolare in questi giorni, presenti nel mio cuore; di più: che sono particolarmente presenti nel cuore di tutta la Chiesa. Che essi sentano di essere presenti nel cuore della Chiesa, che sono con loro tutti i loro fratelli e le sorelle, le società e le nazioni. E che rafforzati da questa consapevolezza, nello spirito delle migliori tradizioni della Patria, celebrino il Natale del Signore."