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Christmas - Natale - Navidad - Noël 1987

Pope Saint John Paul II's Homily at Midnight Mass
St Peter's Basilica - in Italian

"1. “Vi annunzio una grande gioia” (Lc 2, 10).

Questa voce venne dall’Alto. Penetrò la notte profonda, e giunse ai pastori che stavano nei campi, nei pressi di Betlemme.

Oggi la Chiesa si fa eco di tale voce in tutti i luoghi della terra:

Vi annunzio una grande gioia.

La notte descritta nel Vangelo di Luca viene riletta, in questa liturgia, attraverso la testimonianza della notte nella profezia di Isaia:

“Il popolo che camminava nelle tenebre / vide una grande luce; / su coloro che abitavano in terra tenebrosa / una luce rifulse” (Is 9, 1).

La testimonianza della notte in Isaia viene riconfermata dal Vangelo. Svela il suo senso e nello stesso tempo lo ritrova più pienamente.

“Novum Testamentum in vetere latet; vetus in novo patet”, così scrive sant’Agostino, parlando dell’Antico Testamento in rapporto al Nuovo (S. Augustini, Quaest. in Hept., 2,73).

Quanto potente, però, è la testimonianza di Isaia circa la notte di Betlemme!

“Su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse”.

2. “Vi annunzio una grande gioia”.

Dice l’Angelo del Signore ai pastori, che in un primo momento si sono spaventati: “Furono presi da grande spavento”. Per questo aggiunge subito: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo” (Lc 2, 9.10).

Sì! Del popolo “che cammina nelle tenebre”, come di “coloro che abitano in terra tenebrosa”.

La voce del messaggero, in mezzo alla notte, annunzia la gioia.

È la gioia del creato. È la gioia del tempo che raggiunge la sua pienezza, secondo i disegni di Dio.

Per questo il profeta Isaia tiene davanti agli occhi non i pastori, ma i mietitori.

“Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete” (Is 9, 2).

E così hanno gioito i pastori nei campi di Betlemme.

La mietitura significa la maturità. Significa la pienezza del tempo.

3. Realmente, il tempo è maturato. All’annunzio di questa notte beata, è maturata la storia di Israele e quella dell’uomo.

Con questa nascita è maturata la storia dell’uomo secondo i disegni di Dio.

“Vi annunzio una grande gioia . . . oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore”, così l’Evangelista Luca (Lc 2, 10-11).

Ed ecco il profeta Isaia: “Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio . . . ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace” (Is 9, 5).

Quanta ricchezza di nomi!

Ma la Madre del Bambino, nato in quella notte a Betlemme, sa soltanto una cosa: “Lo chiamerai Gesù” (Lc 1, 31).

E la stessa cosa sa Giuseppe, il carpentiere, al quale Maria era “promessa sposa”.

4. Quale ricchezza di nomi nel libro del profeta! Con quale ampiezza egli cerca di esprimere chi sarà questo Bambino, questo Figlio che nascerà nella pienezza del tempo; che nascerà nella notte di Betlemme al di fuori della città, “perché non c’era posto per loro nell’albergo” (Lc 2, 7). Nascerà e sarà deposto “in una mangiatoia” (Lc 2, 7) destinata agli animali.

Ciò nonostante Isaia dice:

“Grande sarà il suo dominio / e la pace non avrà fine / sul trono di Davide” (Is 9, 6).

E Maria aveva ascoltato durante l’annunciazione: “Il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre, e regnerà per sempre . . . e il suo regno non avrà fine” (Lc 1, 32).

5. Tutto questo è mirabile.

Mirabile è la testimonianza della liturgia, che attinge al profeta e al Vangelo.

Mirabile è quest’incontro dei contrasti che dovrebbero escludersi a vicenda, ma che invece nel profondo s’incontrano. S’incontrano nel profondo delle prospettive divine.

La notte di Betlemme ha già ritrovato la sua luce. I pastori sono già arrivati nella stalla.

Ed ecco, al di sopra di questo avvenimento volano, ancora una volta, le parole del profeta, che proclama:

“Questo farà l’amore geloso del Signore degli eserciti” (Is 9,6).

6. L’amore geloso?

Geloso può essere l’amore di un uomo che, pur amando, non riesce a superare il limite del proprio “io”.

Ma l’amore di Dio può essere geloso?

Di che cosa intende parlare questa notte di Betlemme?

Non rende forse testimonianza a Dio, il quale “ha superato i limiti” del suo “Io” divino? A Dio che - ecco - giace nella mangiatoia (destinata agli animali) quale Bambino avvolto in fasce (cf. Lc 2, 7)?

Amore geloso?

Che cosa significa? Chi ci darà la risposta?

7. Rispondi tu Maria. Tu lo sai già ora meglio di chiunque altro. Già nella notte di Betlemme. Già nell’ora della nascita.

Lo sai già ora, e lo saprai fino in fondo. Conoscerai fino in fondo la verità dell’“amore geloso” di Dio, tuo Figlio; che darà “se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità” (cf. Tt 2, 14).

Amore geloso? Diccelo tu, Isaia . . . Non è forse quell’amore che si dà fino alla fine e senza fine?

Quest’amore è venuto stanotte nel mondo.

Vi annunzio una grande gioia!"

Papa San Giovanni Paolo II's words at the Urbi et Orbi Blessing
Christmas Day, St Peter's Square, 25 December 1987 - in Italian

"1. “E il Verbo era presso Dio . . . 
tutto è stato fatto per mezzo di lui, 
e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
In lui era la vita . . .” (Gv 1, 1.3-4). 
E “il Verbo era Dio” (Gv 1,1).
Oggi, giorno di Natale,
la Chiesa guarda con l’occhio d’aquila del quarto Evangelista 
nel mistero imperscrutabile di Dio.
Oggi la vista e l’udito della nostra fede 
si aprono profondamente. 
Ascoltiamo, insieme all’Apostolo, 
le parole dall’Alto: 
“Mio figlio sei tu, 
oggi ti ho generato” (At 13, 33; Eb 1, 5).
Questo “oggi” è il “giorno” dell’Eternità divina,
E la Chiesa intera grida con esultanza:
“Dio da Dio, Luce da Luce.
Generato, non creato, della stessa sostanza del Padre”. 
“Oggi ti ho generato,
 mio figlio sei tu”. 
E dal Generante e dal Generato procede lo Spirito:
 il Soffio del Padre e del Figlio. 
L’Amore, il Dono increato.
L’insondabile vincolo della Trinità.

2. Dio e il mondo. 
Il mondo, pur non eterno in se stesso, 
è eternamente in Dio. 
Ed è in te, Figlio-Verbo:  “generato prima di ogni creatura” (Col 1, 15). 
Il Padre ti introduce oggi nel mondo. 
Introduce te, Verbo, 
che sei “irradiazione della sua gloria /
e impronta della sua sostanza” (Eb 1, 3). 
Te, Figlio, 
che sostieni tutto con la potenza della tua parola (cf. Eb 1, 3).
Oggi il Padre ti introduce nel mondo. 
Oggi “il Verbo si fece carne 
e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14) 
affinché i pastori di Betlemme vedessero
un bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia, 
poiché non c’era posto per lui nell’albergo . . .
E così “noi vedemmo la sua gloria”. 
Vedemmo la sua gloria “come di unigenito del Padre” (Gv 1, 14) 
durante tutti i giorni della sua vita in terra 
mediante l’intera verità del Vangelo: parole e opere, 
e mediante il Getsemani e la croce sul Golgota, 
e poi mediante la tomba vuota
e le successive apparizioni, 
testimonianza che egli era risorto. 
Vedemmo la sua gloria “come di unigenito dal Padre, 
pieno di grazia e di verità” (Gv 1, 14). 
“Mio figlio sei tu, 
oggi ti ho generato”. 
L’“oggi” dell’eternità divina si fa presente 
nell’“oggi” quotidiano del Figlio di Dio in terra.

3. Figlio, eterna Sapienza, che hai compiuto fino alla fine
il tuo desiderio di stare con i figli dell’uomo
e “ricrearti sul globo terrestre” (cf. Pr 8, 31),
divenendo l’“Emanuele”: Dio con noi (cf. Mt 1, 23). 
Verbo, che ti sei fatto carne 
e venisti ad abitare in mezzo a noi. 
Figlio nato da Donna come ciascuno di noi, 
oggi la Chiesa ti guarda con gli occhi dell’anima e del corpo,
con gli occhi della fede e del cuore. E questo è il nostro “oggi” umano. 
L’“oggi” del mondo che passa. 
L’“oggi” della storia.
Oggi la Chiesa guarda a te, 
Bambino tra le braccia di Maria. 
“Oggi” qui in terra hai la Madre! 
O incontenibile, consustanziale al Padre, 
che - per opera dell’Eterno Spirito - ti sei lasciato contenere 
dal grembo materno della Vergine
nel momento dell’annunciazione. 
Che ti lasci, oggi, stringere 
dalle sue mani, dalle sue braccia 
e succhi al materno seno, come ogni bambino umano! O incontenibile, 
sul quale si china l’Eterno Padre e dice: 
“Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato”, 
e così ti abbraccia eternamente, 
nel mistero imperscrutabile della Divinità. 
O incontenibile,
sul quale si china la Madre terrena
e dice: Tu sei il mio Figlio. 
Io, povera, ti ho dato alla luce
mediante l’ubbidienza allo Spirito Santo. 
Il tuo nome è Gesù . . . Dio che salva.

4. Mediante la Madre tu entri nel nostro mondo, 
entri nella storia dell’uomo.
Questa Madre è la Figlia di Sion,
porta in sé l’eredità di Israele, del suo popolo,
realizza in sé i desideri di tante madri di quel popolo.
Vi è in lei il mondo che attende il suo Dio.
Vi è in lei la creatura aperta fino in fondo, dinanzi al suo Creatore.
Vi è in lei la storia dell’uomo in tutti i luoghi della terra.
La storia dell’uomo incomincia sempre di nuovo 
dal grembo di ciascuna delle madri,
in mezzo a tutta la ricchezza delle lingue, delle culture e delle razze. 
La storia dell’uomo, nella maternità di quest’unica Madre, 
raggiunge il vertice del mistero divino, 
collegato eternamente con il Verbo 
che si fece carne: figlio di Maria.

5. Sì. Il vertice del mistero divino. 
che nessun progresso umano può raggiungere,
nessuna misura della perfezione umana eguagliare.
 Il vertice del mistero divino: 
“Ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome” (Gv 1, 12).
Ha dato loro potere affinché 
né da volere di carne, né da volere di uomo, 
ma da Dio siano generati (cf. Gv 1, 13).
Un tale potere ha dato loro 
colui al quale il Padre dice eternamente: 
“Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato”. 
Colui che per noi e per la nostra salvezza
“discese” dal Padre, si è incarnato nel seno della Vergine Maria
e si è fatto Uomo. 
Ha dato un tale potere a noi uomini.
E questo è il potere del Natale.

6. Sapranno gli uomini avvalersi di tale potere? 
Sapranno accogliere la straordinaria possibilità, 
loro offerta nel Bimbo di Betlemme, 
di trascendere i limiti della loro finitezza,
l’opacità greve dei loro egoismi, 
per accedere alla realtà meravigliosa della vita di Dio, 
che è pienezza di luce, di gioia, di amore?
L’interrogativo si è posto per ogni generazione della storia.
Ma ritorna con intensità particolare in questo nostro tempo,
nell’era tecnologica;
perché mai come oggi l’uomo è stato tentato 
di credersi autosufficiente,
capace di costruire con le proprie mani la propria salvezza.

7. Ecco perché la Chiesa in questo Natale, 
ancora una volta e con più forza che mai,
leva la sua voce per annunciare l’inaudito mistero
e riproporre all’uomo contemporaneo l’“ammirabile scambio”
tra ciò che egli è nella sua finitezza 
e il tutto di un Dio, venutogli incontro 
nella fragile carne di un Bimbo avvolto in poveri panni 
e deposto in una mangiatoia dalle mani premurose della Madre.
La Chiesa leva la sua voce
e invita anche gli uomini di oggi 
a muovere i propri passi verso Betlemme 
per incontrare quel Bambino e scoprire sul suo volto 
il sorriso di un Dio che vuole fare di ogni nato di donna 
un figlio suo nel Figlio, Verbo eterno 
per mezzo del quale è stato fatto tutto ciò che esiste. 
Tutti figli nel Figlio, 
tutti fratelli nell’unica famiglia di Dio.
È questa la verità del Natale, 
questo il perenne suo messaggio: 
Tutti figli nel Figlio. Così sia!

Dopo il messaggio “Urbi et Orbi” il Santo Padre rivolge gli auguri per il Santo Natale nelle seguenti espressioni linguistiche.

A quanti mi ascoltano

Buon Natale, nella gioia e nella grazia di Cristo Salvatore.

Joyeuses Fêtes de Noël, dans la joie et la paix du Christ Sauveur.

Happy Christmas! May the peace of Jesus Christ, the Saviour of the world, be ever with you.

Feliz Navidad! La paz de Cristo reine en vuestros corazones y en vuestras familias.

Boas-Festas de Natal no amor e na paz de Cristo!

Ihnen allen ein gnadenreiches und frohes Weihnachtsfest.

Wszystkim moim Braciom i Siostrom na ojczystej Ziemi i na, całym świecie,
i tu, w Rzymie, i w Italii,
Dzieciom - to przede wszystkim ich święto,
Młodzieży,
Dorosłym,
Osobom w podeszłym już wieku, składam na Boże Narodzenie gorące życzenia.
Idąc śladami Dziewicy z Nazaret, szczególnej patronki tych Dni i tego Roku Maryjnego, mówimy:

“raduje się duch mój w Bogu, moim Zbawcy”.

Raduje się dzisiaj duch ludzki, bo w swoim Zbaw

Wesołych Świąt i szczęśliwego Nowego Roku.

Christus natus est nobis! Venite, adoremus!"

St JPII - St Peter's Square, the Vatican on the Solemnity of the Nativity of Our Lord, 25th December 1987



© Copyright Libreria Editrice Vaticana

Papa Giovanni Paolo II - Udienza Generale
Mercoledì, 30 dicembre 1987 - in Italian & Spanish

"Cari fratelli e sorelle.
1. Mentre siamo ancora inondati dalla luce del mistero natalizio, e ancora udiamo il messaggio di Betlemme - messaggio di salvezza, di pace e di fraternità fra tutti gli uomini di buona volontà - un particolare motivo ci accompagna in questa udienza e ci suggerisce alcune riflessioni, sempre ispirate al clima spirituale del Natale. Il motivo è dato dalle scadenze del calendario civile; infatti siamo alla vigilia dell’ultimo giorno del 1987. La meditazione sulla fine di questi dodici mesi, che domani si concluderanno, ci porta anzitutto a ringraziare il Signore per gli innumerevoli benefici ricevuti; ma ci invita anche a rivedere la nostra vita per verificare se essa è veramente ancorata ai valori essenziali, per i quali vale la pena spendere l’esistenza e a fare il bilancio consuntivo e quello preventivo per l’anno nuovo; ci porta, in una parola, a guardare la nostra vita, non come entità autonoma e autosufficiente, ma posta sotto l’influsso misterioso e benefico della Provvidenza divina, che tutto volge al bene delle sue creature. Infatti il tempo, in cui ora siamo e operiamo, è di una preziosità incalcolabile: è in esso che si edifica la città terrena, ed è in esso che si annuncia e si inizia il regno di Dio, il quale avrà la sua pienezza oltre il tempo.

2. Questa considerazione ci porta a vedere la Chiesa come pellegrina sulla terra, e i cristiani come viandanti verso la patria celeste. In questa realtà ecclesiale splende di luce limpidissima la Vergine santa. Ella infatti che “avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio suo” (Lumen Gentium, 58), ci insegna a camminare su questa terra guardando a Gesù, il frutto del suo seno, come a punto di riferimento. È proprio questo il significato del Natale, della festa della Madre e del Figlio. Ma è anche questo il significato dell’Anno mariano, che continuerà anche con l’anno nuovo, ispirando la devozione dei fedeli per gran parte del 1988.

A questo proposito esprimo l’auspicio che la continuazione di questo Anno mariano offra ancor maggiore opportunità di conoscere meglio la Madonna SS.ma nel piano provvidenziale dell’incarnazione e della redenzione. Nella sua bellezza umana e spirituale devono rispecchiarsi i nostri occhi, spesso offesi e accecati dalle immagini profane dell’ambiente, da cui siamo circondati e quasi aggrediti. Se noi avremo l’occhio fisso in Maria, la benedetta fra le donne, potremo ricomporre in noi la linea e la struttura della nuova creatura, redenta dal suo Figlio.

In mezzo a un mondo segnato da episodi di guerre, di odio e da conflitti di vario genere, la Vergine SS.ma, se sapremo invocarla, non ci farà mancare il suo soccorso e la sua intercessione per fronteggiare tante situazioni dolorose. Ella ci insegnerà ad amare e ad usare misericordia nei rapporti reciproci. Ella ci rivelerà la bontà e la misericordia che Dio usa verso tutte le creature. “Tale rivelazione - come scrivevo nell’enciclica Dives in Misericordia (Ioannis Pauli PP. II, Dives in Misericordia, n. 9) - è specialmente fruttuosa, perché si fonda, nella Madre di Dio, sul singolare fatto del suo cuore materno, sulla sua particolare sensibilità, sulla sua particolare idoneità a raggiungere tutti coloro che accettano più facilmente l’amore misericordioso da parte di una madre. Questo è uno dei grandi e vivificanti misteri del cristianesimo, tanto strettamente connesso con il mistero dell’incarnazione”.

3. Vissuto così l’Anno mariano continuerà ad essere un tempo assai importante e deciderà delle nostre sorti personali ed eterne, in quanto esso ci aiuterà a trovare l’orientamento nella dispersività del mondo moderno; a promuovere una grande armonia intorno a noi; a rigenerare la nostra maniera di pensare e di vivere, e a ricostruirci una vera coscienza cristiana.

Mi rivolgo soprattutto ai giovani, esortandoli a saper interiorizzare il messaggio di questo Anno mariano, destinato a preparare gli animi al grande Giubileo della redenzione, al compiersi dei duemila anni dalla nascita di Gesù. Essi, i protagonisti del terzo millennio, sappiano ascoltare il cantico del Magnificat e farlo echeggiare in tutti gli ambienti, ma soprattutto tra gli emarginati, gli oppressi e i disprezzati, perché tutti sappiano che Dio, come ha proclamato la Vergine, “ha innalzato gli umili . . . ha ricolmato di bene gli affamati” (Lc 1, 52-53). Mi rivolgo pure a tutti gli ammalati - e oggi, in particolare, al gruppo dei ciechi-sordomuti del Volontariato Caritas di Avezzano - per invitarli a offrire il contributo, quanto mai prezioso, della loro sofferenza a questo piano divino di salvezza e di consolazione. Così pure le recenti famiglie, gli sposi novelli, chiamati a edificare la Chiesa con le nuove vite e con l’esempio di una condotta sinceramente cristiana, si sentano coinvolti in questo quadro generale di rinnovamento della società e della vita della Chiesa. Ma essi tanto più porteranno il loro specifico contributo, quanto più sapranno guardare alla famiglia di Nazaret, che in questi giorni è rappresentata nel presepio.

A tutti auguro un santo e felice Anno nuovo, benedicendo di cuore.

4. E ora un saluto speciale desidero rivolgere al gruppo di sposi della parrocchia di Coccaglio (Brescia), che celebrano il 25° anniversario del loro matrimonio. Con loro ci sono anche alcuni ragazzi, che hanno subìto particolari interventi di trapianto. A tutti il mio augurio cordiale ed affettuoso.

Sono presenti all’Udienza i membri dell’Arciconfraternita di san Pantaleone, della Chiesa cattedrale di Vallo della Lucania. Li saluto con affetto e volentieri benedico l’immagine della Madonna delle Grazie, tanto venerata nella loro Chiesa.

Saluto anche il gruppo di pellegrini della parrocchia di tutti i Santi in Mesagne (Brindisi), guidati dal loro parroco, che festeggia il 25° della sua ordinazione sacerdotale. Nel porgere a lui l’augurio di sempre generosa corrispondenza ai doni del Signore, esorto i fedeli ad assecondare le indicazioni del loro pastore per un proficuo cammino di crescita nella fede e nella carità operosa.

A tutti la mia benedizione apostolica.

Ai fedeli di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

a lors que nous venons, une fois de plus, d’être illuminés et réconfortés par la célébration de la Naissance historique du Fils de Dieu, Sauveur unique et universel, nous voici à la veille d’une année nouvelle. Sachons tous et chacun rendre grâce et implorer la miséricorde divine pour 1987! Efforçons-nous d’entrer dans l’année 1988 avec la résolution d’en faire le meilleur usage possible! La Sainte Mère du Christ, que nous fêterons le premier janvier, se propose de nous accompagner. En quelque sorte, elle se fait même plus proche en cette année qui lui a été consacrée, afin que les chrétiens réalisent toujours mieux que l’attachement à la Mère du Rédempteur est le chemin le plus sûr et le plus droit pour accueillir le Christ Sauveur.

Je salue spécialement les Petits Chanteurs de la paroisse de Zaza au Rwanda. A chacun d’eux et à leurs responsables, j’exprime mes félicitations et mes encouragements à célébrer magnifiquement le culte du Seigneur.

J’ai également plaisir à saluer les délégués de l’Association privée “France-Etats-Unis”. Qu’ils persévèrent dans leurs efforts de meilleure connaissance et de plus grande amitié entre leurs pays!

A tous les pèlerins de langue française ici présents et à leurs familles, je souhaite de tout cœur une bonne et sainte Année 1988 et j’accorde ma Bénédiction Apostolique.

Ai fedeli di espressione inglese

Dear Brothers and Sisters,

I offer cordial greetings to the English-speaking visitors and pilgrims who are present at this audience. In a special way, I welcome the group of young people from the Oak Language Academy in Cheshire, Connecticut, and the Saint Thomas-Saint Catherine Liturgical Choir of Saint Paul, Minnesota.

As we meet today, our hearts are still rejoicing in the mystery of our Saviour’s Birth At the same time, we are mindful that the calendar year is drawing quickly to a close, and a new year is about to begin. It is a time to look back over the past twelve months, to reflect on the loving Providence of God and to examine how well we have responded to the Lord’s goodness and mercy to us. Above all, it is a time to give praise to God for the way he has led us out of darkness into the brightness of his own wonderful light.

May you have a very blessed New Year. To all of you and to your loved ones I cordially impart my Apostolic Blessing.

Ai numerosi fedeli di lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Noch immer tragen wir die Frohe Botschaft der heiligen Weihnacht im Herzen: die Botschaft von der liebenden Nähe Gottes zu seiner Schöpfung, die Botschaft vom Wert des Menschen in den Augen seines Schöpfers, die Botschaft vom Weg zu wahrer Brüderlichkeit unter allen Menschen. Im Licht dieser Grundwahrheiten unseres gläubigen Lebens nähern wir uns wieder dem Ende eines alten und dem Beginn eines neuen Jahres. Gewiß hat jeder von uns neben dunkleren Tagen auch helle Tage erlebt, Ereignisse, für die wir der göttlichen Vorsehung zu diesem Jahreswechsel aus ganzem Herzen danken dürfen.

Zugleich aber sind wir in diesen Tagen aufgefordert nachzuprüfen, ob sich unser Lebensweg an Wegweisern orientiert, die Gott selbst aufgestellt hat, indem er uns als ein geistbegabtes Geschöpf von unendlichen Wert geschaffen hat. Wir Christen brauchen die Tage von Silvester und Neujahr nicht mit Lärm und Getöse zu erfüllen, um Furcht vor bösen Geistern zu vertreiben. Es genügt, daß wir uns wieder möglichst tief auf unsere große Berufung zu Kindern Gottes besinnen und jeden Schritt in die Zukunft aus diesem befreienden Bewußtsein setzen. Wenn wir mutig und konsequent auf Gott zugehen, verliert die dunkle Zukunft ihren Schrekken; sie wird dann vielmehr Tag für Tag ein neues Angebot, das Reich Gottes auf Erden voranzubringen und darin auch unser persönliches Lebensziel zu finden. Maria, die Mutter des Herrn, wird dabei gern unsere Weggefährtin sein, vor allem in diesem ihr geweihten besonderen Marianischen Jahr.

Herzlich grüße ich mit diesen Anregungen die deutschsprachigen Besucher, unter ihnen vor allem die Gruppe von der Kantonsschule im Kollegium zu Schwyz in der Schweiz. Euch allen wünsche ich ein gesegnetes neues Jahr!

Ai fedeli di lingua spagnola

Amadísimos hermanos y hermanas,

Me complace saludar cordialmente a todos los peregrinos de lengua española, procedentes de España y de América Latina. En particular al numeroso grupo de Legionarios de Cristo, que estudian en Roma, junto con sus familiares y amigos; saludo igualmente al grupo de alumnos del “Saint John’s College” de la Ciudad de Concepción (Chile).

Os invito a todos a dar gracias al Seńor por los dones recibidos a lo largo de este ańo que finaliza y a pedirle que nuestra vida, siendo fieles a la propia vocación cristiana, sea cada vez más conforme a su voluntad. Para ello acudimos a la intercesión de la Virgen María, especialmente en este Ańo Mariano que continuará celebrándose aún en toda la Iglesia. Con la ayuda de nuestra Madre podremos llegar a ser la “ nueva criatura ” redimida por su hijo Jesús.

Al desearos a todos un feliz Ańo Nuevo, os imparto con afecto mi Bendición Apostólica.

Ai connazionali polacchi

Pozdrawiam wszystkich pielgrzymów z Polski, w szczególności młodzież z Klubu Inteligencji Katolickiej w Krakowie; z duszpasterstwa akademickiego w Katowicach; z duszpasterstwa akademickiego w Gdańsku-Przymorzu oraz z ośrodka ojców dominikanów; również z duszpasterstwa akademickiego we Wrocławiu; prócz tego liczną pielgrzymkę diecezji chełmińskiej oraz grupę nauczycieli Logos-Tour z Lublina; wreszcie innych obecnych uczestników grup turystycznych. Znajdujemy się w przeddzień starego roku, a zarazem i nowego. Ze względu na mijający stary rok trzeba nam dziękować za wyszystko dobro, które w roku ubiegłym stało się naszym udziałem w różnych wymiarach: osobistym, rodzinnym, środowiskowym, społecznym. Trzeba nam równocześnie przepraszać, niech każdy osądzi sam-więcej dziękować, czy więcej przepraszać, ale na pewno jedno i drugie jest konieczne. Przy zakończeniu starego roku, według mojej pamięci, śpiewało się zawsze “Święty Boże” i “Przed oczy Twoje, Panie, winy nasze składamy”. Pod kątem roku nowego, który się rozpocznie w oktawie Bożego Narodzenia, pragnę życzyć wam wszystkim, zwlaczcza młodym i wszystkim pielgrzymom z Ojczyzny, a przez was wszystkim moim Rodakom, tej właśnie siły, o której przed chwilą śpiewali studenci z Gdańska. Tej siły, która pochodzi od Chrystusa, mocy, którą nam dał, abyśmy stali się synami Bożymi, mocy, która jest większa od wszelkiej słabości. Bardzo nam potrzeba tej mocy. Tej mocy płynącej z ducha życzę wszystkim moim Rodakom i całej Ojczyźnie, całemu Narodowi, i w ten sposób też kończę te życzenia, życząc błogosławionego nowego roku 1988, roku Pańskiego, który jest zarazem, jak wiemy dobrze, dalszym ciągiem Roku Maryjnego. Składam więc te życzenia przez ręce, jeś1i można powiedzieć, przez serce naszej Matki i Królowej, Pani Jasnogórskiej.