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Christmas - Natale - Navidad - Noël 1985

Pope Saint John Paul II's Homily at Midnight Mass
St Peter's Basilica - in Italian

"1. “Et incarnatus est de Spirito Sancto ex Maria Virgine et homo factus est”.

Ripeteremo tra breve queste parole, recitando il Credo, e ci metteremo tutti in ginocchio.

In quest’ora di mezzanotte la Chiesa saluta l’inizio della solennità liturgica che celebra il momento in cui nella storia dell’umanità si sono compiute le parole appena menzionate. La solennità del Natale diventa di nuovo, ogni anno, un particolare “oggi” del Mistero, che professiamo con le parole dell’antico Simbolo di fede.

Professiamo questo mistero - il mistero dell’Incarnazione - ogni giorno; tuttavia a mezzanotte del Natale esso diventa di nuovo un grande “oggi” della Chiesa. La liturgia non solo ricorda l’avvenimento, ma “rende presente”, “attualizza” il Mistero.

2. Questo è un grande, inscrutabile mistero divino. Mistero inscrutabile è Dio stesso nella sua divinità. Mistero inscrutabile è il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo nell’unità assoluta della natura divina e nella trinità delle Persone.

Tuttavia le parole del nostro Credo testimoniano qualcosa di completamente nuovo. Qualcosa che è inscrutabile, anche sotto un altro aspetto:

“Cur Deus homo?”

Perché Dio si è fatto uomo? Come è possibile che Dio sia diventato uomo? Così si chiedono i secoli e le generazioni. E molti si allontanano con questa domanda sulle labbra, si allontanano increduli. A volte con una comprensibile indignazione, con una obiezione riguardo a un evento che trascende la loro mente.

È inconcepibile che Dio sia Padre e Figlio . . . È inconcepibile che Egli diventi uomo . . .

È un mistero difficile e inscrutabile come quello dell’unità e trinità di Dio.

Noi tuttavia, credendo alla onnipotenza di Dio, sappiamo che niente gli è impossibile. Dio è onnipotenza. Ma soprattutto è Amore. Nulla è impossibile all’onnipotenza, che è Amore.

E proprio questo crediamo: “per noi e per la nostra salvezza . . . si è fatto uomo”.

Per noi vuol dire: per amore verso di noi.

3. Quando ci inginocchiamo durante la liturgia del Natale pronunciando le suddette parole del Credo, diventiamo simili ai pastori di Betlemme. Loro per primi si sono trovati nel raggio di questo mistero, che illumina le tenebre della storia dell’uomo sulla terra.

Come leggiamo da Isaia:

“Su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is 9, 2).

Questa luce viene definita più da vicino nel vangelo di San Luca.: “La gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento” (Lc 2, 9), scrive l’evangelista.

Così dunque quella luce fu di natura misteriosa; fu destinata più allo spirito e al cuore dell’uomo che non ai suoi occhi. Mediante questa luce si è svelato, davanti ai pastori di Betlemme il mistero inscrutabile. È diventato accessibile a loro. Essi lo hanno accolto. Sono andati nella sua direzione, si sono avvicinati ad esso. Hanno trovato “un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia” (Lc 2, 12): nel visibile hanno riconosciuto l’Invisibile.

Sono diventati i primi testimoni del mistero. Si sono uniti a Maria e a Giuseppe. La Natività del Signore si è legata innanzitutto alla loro testimonianza. Proprio questo la Chiesa desidera esprimere con la santa Messa, che si celebra a mezzanotte e che in taluni luoghi viene chiamata “dei pastori”.

4. Da questa prima testimonianza fluisce ampiamente verso il mondo l’invito: “Christus natus est nobis, venite adoremus”. Adoremus.

Il mistero di Dio invita all’adorazione. All’adorazione invita il mistero, che si svela alla luce della Rivelazione. Invita all’adorazione il mistero di Dio, che si è fatto uomo.

Il Verbo si fece carne. In questa notte la Chiesa intera fa suo l’invito, che proviene dal presepe di Betlemme. Tutta la Chiesa si unisce a Maria e Giuseppe. Si unisce ai pastori. “Venite adoremus”. Venite adoriamo.

La luce, che li ha illuminati è “la gloria del Signore”. Dio “abita una luce inaccessibile” (cf. 1 Tm 4, 16), e anche questo Dio, che giace nella mangiatoia, come un piccolo bambino, abita in tale luce, anzi vi dimora particolarmente.

“Cur Deus homo?”.

“Propter nos homines et propter nostram salutem”.

Nella povertà della mangiatoia di Betlemme trova il suo inizio la rivelazione di quella onnipotenza che è soprattutto, “Amore”: la rivelazione dell’Amore che è il definitivo significato dell’onnipotenza.

L’Amore che è la verità definitiva dell’essenza di Dio. Il suo definitivo nome.

L’Onnipotenza sotto le forme di un Bambino.

L’Onnipotenza come non-potenza.

Non-potenza come Amore, che supera tutto, che a tutto dà senso.

5. La nascita del Signore è la luce del significato: la luce del significato ritrovato di tutte le cose. E soprattutto: del significato dell’uomo (“Cur Deus homo!”), del senso della vita umana.

Proprio questo significa: Luce!

La notte della luce. La luce della notte di Betlemme. Questo significato, questo ritrovato senso dell’umanità - e senso di tutte le cose - prorompe su tutta la terra con il canto:

“Cantate al Signore un canto nuovo, / canta al Signore tutta la terra . . .”.

A tutti voi, qui riuniti, a tutti i popoli e nazioni, a tutto il creato auguro di innalzare in questa notte di Betlemme tale canto: in tante lingue, in tante tradizioni, in tante culture:

Il canto del Natale del Signore / Il canto che proclama il significato divino della vita umana."

Papa San Giovanni Paolo II at the Urbi et Orbi Blessing
Christmas Day, St Peter's Square, 25 December 1985 - in Italian

"1. “Apparuit gratia Dei”. È apparsa la grazia di Dio . . . “Apparuit benignitas et humanitas”. Si sono manifestati la bontà di Dio, Salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini (Tt 2, 11; 3, 4).

Con queste parole l’Apostolo annunzia il mistero del Natale. Con queste parole esprime ciò che è accaduto nella notte di Betlemme.

2. Che cosa è accaduto nella notte di Betlemme? Che cosa si è reso presente, ancora una volta, questa notte? Ecco: un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento. Allora Giuseppe salì con Maria dalla Galilea alla città chiamata Betlemme, poiché era della casa di Davide. Mentre si trovavano in quel luogo si compirono per Maria i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo (cf. Lc 2, 1-7).

3. Il Figlio primogenito della Vergine di Nazaret, “generato prima di ogni creatura” (Col 1, 15). Il Figlio, della stessa sostanza del Padre, Dio da Dio, Luce da Luce. Generato, non creato, il quale per noi e per la nostra salvezza si è fatto Uomo.

Si sono manifestati la Bontà e l’Amore: Dio ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio unigenito (Gv 3, 16). È apparsa la Grazia.

4. Che cosa è la Grazia? La Grazia è, appunto, il manifestarsi di Dio. L’aprirsi di Dio all’uomo, Dio permanendo nella pienezza inscrutabile del suo Essere divino, dell’Essere Uno e Trino, si apre all’uomo, si fa dono all’uomo, di cui è Creatore e Signore.

La Grazia è Dio quale “Padre nostro”. È il Figlio di Dio quale Figlio della Vergine. È lo Spirito Santo, operante nel cuore dell’uomo con la ricchezza infinita dei suoi doni.

La Grazia è l’Emmanuele: Dio con noi. Dio in mezzo a noi. La Grazia è Dio per noi mediante la notte di Betlemme, mediante la croce sul Calvario, mediante la risurrezione, mediante l’Eucaristia, mediante la Pentecoste, mediante la Chiesa, Corpo di Cristo.

5. La Grazia è, insieme, l’uomo, l’uomo nuovo, nuovamente creato. È l’uomo visitato da Dio nelle profondità stesse della sua essenza umana. L’uomo nato di nuovo; nato per la Verità e per l’Amore. È l’uomo chiamato, nel mistero dell’immagine e somiglianza, alla partecipazione della Natura divina e da essa compenetrato. Chiamato nella notte di Betlemme con la potenza misteriosa della figliolanza divina, per diventare figlio nel Figlio.

La grazia allora, è Dio in noi: in te, in me, in lui, in lei, in ognuno, in tutti. La grazia, allora, è noi in Dio: noi comunità, noi famiglia, noi popolo di Dio, noi Chiesa, noi umanità. La grazia: dono di unità nello Spirito Santo.

E la notte di Betlemme è il nuovo inizio di questo dono in terra. Il nuovo tempo dell’umanità in Dio: “è apparsa . . . la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini” (Tt 2, 11). “Apparuit gratia”.

6. La grazia. Essa è, nello stesso tempo, un’esortazione: affinché viviamo “con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo” (Tt 2, 12) affinché rinneghiamo “l’empietà e i desideri mondani” (Tt 2, 12), affinché, come il popolo che appartiene a Dio, come riscattati da ogni iniquità, puri, siamo zelanti nelle opere buone (cf. Tt 2, 14), affinché, giustificati dalla sua grazia, diventiamo eredi, secondo la speranza, della vita eterna affinché attendiamo la beata speranza (cf. Tt 3, 7) la manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo, che ha dato se stesso per noi (cf. Tt 2, 13-14).

7. Questo dice l’Apostolo. Questo dice la liturgia del Natale.

Il Vescovo di Roma, successore di Pietro e uno degli uomini in cammino verso la fine del secondo millennio, desidera collocare le espressioni dell’Apostolo nel contesto dei segni e dei bisogni del nostro tempo.

8. Egli ripete con tutta la Chiesa l’annuncio dell’evento meraviglioso che s’è compiuto nella Notte Santa. Lo ripete con l’incrollabile certezza della fede che sopravvive ai secoli. Lo ripete inerme in mezzo a un mondo armato e troppo spesso vinto dalla tentazione della prepotenza e della sopraffazione. Lo ripete con forza in un mondo dove c’è ancora chi muore di fame e dove i diritti umani sono clamorosamente violati e un cumulo di sofferenze pesa sull’umanità.

Egli ripete che in questo Natale ancora una volta “è apparsa la grazia” e si è rivelato l’amore di Dio per l’umanità. All’umanità in attesa, la Chiesa oggi dice: Cristo è nato affinché noi rinasciamo, uomini nuovi nell’Uomo nuovo.

9. Uomini e donne che mi ascoltate, il mondo più umano di cui Cristo Signore, nato a Betlemme, è la primizia, è un mondo abitato da un popolo nuovo, che cammina “con sobrietà, giustizia e pietà” verso la gioia piena del cielo.

Un popolo che sa essere sobrio nei riguardi delle risorse del cosmo perché sa resistere al miraggio fallace d’un progresso che ai valori morali è indifferente, e mira soltanto all’immediato e materiale vantaggio.

Un popolo, poi, che alla giustizia ispira pensieri, propositi e azioni, sempre proteso verso il traguardo d’una più autentica comunità di persone, in cui ogni individuo si senta accettato, rispettato, valorizzato.

Un popolo, infine, che nella pietà trascende se stesso aprendosi a Dio, dal quale attende il costante sostegno che è necessario per camminare, lungo la strada del vero progresso, verso la meta dell’incontro con Cristo, Redentore dell’uomo e Signore della storia.

10. La Chiesa intende con ogni sforzo farsi ministra di questo messaggio, che sgorga dal Natale, perché non manchi al mondo di oggi la prospettiva da cui prendono senso la gioia e il dolore, la morte e la vita.

Cristo è nato! Rinasca ogni uomo, ed entri a far parte della “famiglia di Dio”, a cui è promessa dagli angeli a Betlemme la gloria nel cielo e la pace sulla terra.

È apparsa la grazia di Dio!

A quanti mi ascoltano

- Di espressione italiana:

Buon Natale: la pace di Gesù Bambino regni nei vostri cuori e nelle vostre famiglie.

- Di espressione francese:

Joyeuses Fêtes de Noël, dans la joie et la paix du Christ Sauveur.

- Di espressione inglese:

Happy Christmas! May the peace of Jesus Christ, the Saviour of the world, be ever with you.

- Di espressione spagnola:

Feliz Navidad! La paz de Cristo reine en vuestros corazones y en vuestras familias.

- Di espressione portoghese:

Boas-Festas de Natal no amor e na paz de Cristo!

- Di espressione tedesca:

Ihnen allen ein gnadenreiches und frohes Weihnachtsfest.

- Di espressione polacca:

Najserdecznieisze życzenia na Boże Narodzenie składam umiłowanym Rodakom w Ojczyźnie i na całym świecie. “Quaeramus inventum”! (św. Augustyn). Szukajmy Tego, który dzisiejszej nocy został znaleziony na kolanach Matki przez pasterzy; który został nam przekazany w wierze przez tyle pokoleń naszych Ojców. Tajemnica Betlejemskiej Nocy, Boga który w ludzkim ciele nawiedza swój lud, niech przenika i kształtuje Wasze serca. Niech przenika i kształtuie Wasze Rodziny i środowiska, życie społeczne i narodowe. Niech będzie źródłem łaski i pokoju. Niech będzie także zapowiedzią lepszego lutrą.

Questa una nostra traduzione delle parole del Papa in polacco.

Porgo i più cordiali auguri di Natale ai miei cari connazionali in Patria e in tutto il mondo: “Quaeramus inventum”: Cerchiamo colui che, in questa notte, è stato trovato dai pastori sulle ginocchia della Madre, colui che ci è tramandato nella fede di tante generazioni dei nostri antenati. Il mistero della notte di Betlemme, di Dio, che nel corpo umano visita il suo popolo, penetri e formi i nostri cuori, penetri e formi le nostre famiglie e ambienti, la vita sociale e nazionale; sia sorgente di grazia e di pace; sia anche annuncio di un futuro migliore.

Christus natus est nobis,
Venite adoremus!"

St JPII - St Peter's Square, the Vatican on the Solemnity of the Nativity of Our Lord, 25th December 1985



© Copyright Libreria Editrice Vaticana

Pope St John Paul II's Catechesis
General Audience, Wednesday 2 January 1985 - in Italian

"1. “Il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14). In questa prima udienza del nuovo anno noi abbiamo ancora viva nell’animo l’eco delle parole con le quali l’evangelista Giovanni annuncia l’evento che segna il compimento e il centro della storia della salvezza e dà al tempo che segue, cioè al nostro, un valore nuovo: questo è ormai il tempo della dimora di Dio con gli uomini, perché Dio ha piantato la sua tenda in mezzo a noi.

Abbiamo anche noi accolto con i pastori l’invito ad accostarci alla capanna di Betlemme, mossi dal desiderio di conoscere più profondamente chi è Gesù Cristo e di incontrare in lui il Salvatore “nato per noi nella città di Davide” (cf. Lc 2, 11).

Accanto al presepio abbiamo rivissuto l’evento storico della nascita di Gesù; nella celebrazione eucaristica, mensa della parola e del pane del Signore, abbiamo conosciuto il mistero della sua perenne presenza in mezzo a noi.

Ringraziamo Dio, carissimi fratelli e sorelle, per questo dono che ogni anno ci è dato di gustare nuovamente mediante la celebrazione della liturgia della Chiesa. Grazie ad essa ciascun uomo, per quanto lontano nel tempo dall’evento storico, può rivivere i misteri eterni di Cristo e rendersi presente alla grazia del Verbo di Dio che si è fatto uomo come noi.

2. Il Natale del Signore, per una provvidenziale coincidenza, è legato alla celebrazione dell’inizio dell’anno civile. È ovvio, allora, che da tale mistero traggano spunto gli auguri di buon anno che volentieri ci facciamo, reciprocamente, in questa prima udienza del 1985.

Il nostro tempo è segnato per sempre dalla presenza di Cristo, nostra pace e nostra speranza. Il primo giorno dell’anno, che abbiamo festosamente celebrato ieri ricordando il mistero della maternità divina della Madonna, reca in sé un duplice significato: quello del ricordo di un anno ormai irrevocabilmente passato, e quello della proiezione, colma di speranza, verso un futuro ancor tutto da scoprire. Nell’affidare alla misericordia di Dio i giorni dell’anno trascorso col loro peso di manchevolezze, delusioni, sofferenze, noi ci volgiamo all’anno nuovo portando in cuore aspettative e paure, timori e speranze. Ebbene, per tutti coloro che amano guardare avanti nella loro vita, Gesù offre un particolare motivo di fiducia. Egli, Figlio di Dio, divenuto nell’incarnazione fratello nostro, con la sua presenza annuncia il superamento della paura: “Non abbiate timore, ecco vi annunzio una grande gioia”, dice l’angelo ai pastori nella notte di Natale (Lc 2, 10).

Gesù Cristo è, quindi, la ragione dei nostri auguri in occasione dell’anno nuovo. In lui si fonda la nostra attesa di ogni benedizione di Dio; da lui sentiamo sostenute le nostre fatiche e il nostro lavoro; con lui sappiamo di poter portare le nostre croci e impegnarci ad essere operatori di pace, perdonando e cercando sempre riconciliazione e amicizia.

L’augurio primo e fondamentale, perciò, sia questo: che Gesù Cristo, contemplato da noi e compreso con fede nel mistero del suo Natale, accompagni ogni vicenda del prossimo anno e ci sia vicino sempre.

3. L’anno nuovo ci attende anche con i suoi doveri, e io vi chiedo anzitutto una preghiera per gli impegni del mio ministero pastorale, rivolto a tutta la Chiesa, per le visite e i viaggi che dovrò compiere.

La nostra vita acquista un senso, se ciascuno sa usare della propria libertà per affrontare serenamente i compiti e le responsabilità del suo stato. Lo Spirito Santo, che Gesù Cristo ci ha donato, suggerirà a ogni cuore ben disposto la via da seguire nel nuovo anno, in corrispondenza alla vocazione personale e alle esigenze dei fratelli nel bisogno. Auguro a tutti voi che ogni giornata del nuovo anno, nel suo concludersi, vi porti la gioia di aver compiuto il bene che da voi si attendeva. Non esiste maggior conforto tra le fatiche quotidiane, del poter dire alla sera di ogni giorno che ci si è “rivestiti della carità” di Cristo e si è cercato di servire i fratelli nel “vincolo della perfezione” che si attua nell’amore (cf. Col 3, 14).

Il messaggio del Natale, proiettato nell’anno nuovo, non ci permette di lasciarci sopraffare dallo scoraggiamento nonostante le nuvole nere che incombono sull’orizzonte. Noi conserviamo la speranza perché siamo certi che nella storia e nel tempo è presente il Figlio di Dio, incarnazione della potenza infinita del suo amore. Egli ci guida e ci insegna a donare agli uomini quel “supplemento di amore”, di cui sentiamo maggiormente il bisogno di fronte al crescere dell’odio e della violenza.

4. Affidiamo il nuovo anno appena incominciato alla protezione della Madonna, Madre di Dio. È Maria che ci può dire con certezza che non siamo soli nella nostra storia. Proprio da lei impareremo a dire, di fronte all’annunciarsi della volontà di Dio su di noi, “sia fatto di me secondo la tua parola” (Lc 1, 38); e questo ogni giorno, in ogni momento. Di fronte alle previsioni ottimistiche e augurali oppure pessimistiche e preoccupate, Maria santissima ci insegna a raccogliere la parola di Dio per capire che tutto il tempo è proiettato verso un futuro che sta nelle mani di Dio, perché è definitivamente segnato dal mistero dell’incarnazione e della piena rivelazione di Gesù Cristo. Questa fede ci apre il cuore a una speranza ricolma di conforto e di gioia.

5. Con questi sentimenti, carissimi, io vi benedico formulando i migliori auguri, alle soglie dell’anno nuovo, per voi che siete qui, per tutte le persone che vi sono care, per i desideri buoni che stanno nel vostro animo, per le attività che svolgete in adempimento dei compiti inerenti alla vostra professione. La benedizione apostolica che volentieri vi imparto sia per tutti pegno e auspicio di ogni bene.

Al gruppo di visitatori giapponesi

Cari Giapponesi, vi auguro di cuore Buon capodanno. A voi tutti, in modo particolare a voi giovani, mando il mio augurio di pace cordiale. Splendete come “luce” nel mondo.

Ai pellegrini italiani

Saluto tutti i pellegrini di lingua italiana, rivolgendo uno speciale pensiero ai fedeli della parrocchia di Pontevico, in diocesi di Brescia, i quali hanno recato la loro prima pietra dell’erigendo Centro Giovanile, perché sia da me benedetta.

Carissimi, ben volentieri imparto la desiderata benedizione, esprimendo l’augurio che il progettato edificio sia condotto presto a termine e diventi per i giovani una vera palestra di promozione umana e cristiana.

Ai giovani

Desidero ora, come sempre, rivolgermi ai giovani qui presenti. Le nazioni Unite hanno dedicato a voi, cari giovani, questo anno appena iniziato, e in concomitanza di ciò ho recentemente inviato il mio annuale messaggio della pace a voi e a tutti i giovani del mondo. Perciò io spero ardentemente che il nuovo anno sia per l’intera umanità un incentivo a considerare con maggiore attenzione e rispetto la condizione della gioventù, i suoi problemi, i suoi valori, le sue speranze, il contributo specifico che essa dà e può dare alla crescita dell’uomo nella vera libertà, nella giustizia e nella pace.

Cari giovani! Non lasciatevi sfuggire questa occasione per chiarire e approfondire meglio il senso della vostra vita, della vostra esistenza, del vostro presente e del vostro futuro.

Con la mia affettuosa benedizione.

Agli ammalati

Cari malati, è a voi che ora voglio rivolgermi: un anno nuovo si apre. Sia esso un anno di speranza, sia esso un anno più sereno per voi! Auguro a tutti un miglioramento nella vostra salute, anche se dobbiamo saper sempre accettare con fede e con religioso abbandono in Dio le condizioni di questa povera vita mortale. “Per questo - direbbe con noi san Paolo - non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno” (2 Cor 4, 16). E il cristiano sa che quando, con la pratica della virtù, ha assicurato la “risurrezione” dello spirito, egli prepara fin da questa vita anche la gloriosa risurrezione del corpo. Sia dunque questo anno nuovo un anno di risurrezione, di coraggio, di speranza!

La mia benedizione vi accompagna sempre.

Agli sposi novelli

A voi, infine, sposi novelli, il mio cordiale saluto! Sia quest’anno nuovo un anno di speranza anche per voi, speranza ad ogni costo, nonostante le difficoltà e le prove: speranza cristiana che non si arrende davanti alle forze del male, alla miseria, al dolore; fede invece invincibile nella vita. La vostra unione, da poco iniziata, è una splendida testimonianza che voi credete profondamente nella vita. Il Dio della vita si sempre con voi, mentre io vi sono vicino con una affettuosa benedizione.

Ai visitatori di lingua inglese
provenienti da Inghilterra, Grecia e Stati Uniti

Dear Brothers and Sisters, 

Present at the audience today are English-speaking visitors from England, Greece and the United States. My welcome goes to each one of you, especially to the young people from Corfu and the various groups of American students. I extend to all my prayerful best wishes for a Happy New Year and I willingly impart my Apostolic Blessing as a pledge of grace and peace in Jesus Christ, the Son of God and Saviour of the world.

Ai numerosi pellegrini di lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas,

Y ahora un cordial saludo a todos los peregrinos de lengua española. En especial a la Comunidad del Centro de Estudios Superiores de los Legionarios de Cristo de Roma, a los que aliento a ser fieles en su vocación y a formarse sólidamente al futuro ministerio. También saludo con viva estima a las Carmelitas Misioneras que realizan un curso de renovación espiritual; a las Religiosas Agustinas Misioneras de León (España) y a los miembros del Movimiento Femenino de Apostolado “Regnum Christi”. Os animo a todos a vivir con generosidad vuestra vocación y entrega al Señor.

A los peregrinos procedentes de España y de los diversos países de América Latina, con mis mejores deseos de un feliz año nuevo en la paz y el amor del Señor, imparto de corazón mi Bendición Apostólica.

Ai pellegrini polacchi 

Seredecznie pozdrawiam pielgrzymów z Polski, a także Polaków z emigracji, obecnych w czasie dzisieiszej audiencji. Składam wszystkim te same życzenia, które w dzień wigilijny złożyłem tutaj, na tej Auli, obecnym rodakom. Uroczystość Bożego Narodzenia jest dla nas co roku objawieniem Bożej miłości i Bożej ludzkości. I dlatego stanowi program życia dla ludzi, dla rodzin (stąd uroczystość Świętej Rodziny w niedzielę po Bożym Narodzeniu), dla narodów, dla całej ludzkości. Stąd Nowy Rok jest także Światowym Dniem Modlitwy o Pokój. Niech ten program Bożego Narodzenia, program najgłębiej zapisany w sercu Bogarodzicy, będzie stale odczytywany przez nas, przez każdego z was tu obecnych, przez każdego na ojczystej ziemi, przez wszystkie polskie rodziny, przez cały nasz naród. Niech tym programem miłości i ludzkości żywią się nowe pokolenia, ażebyśmy chodzili w świetle Jezusa Chrystusa. Tego życzę na początku Nowego Roku wam obecnym i całej mojej Ojczyżnie."