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Christmas - Natale - Navidad - Noël 1983

Pope Saint John Paul II's Homily at Midnight Mass
St Peter's Basilica - in Italian

"1. Custos, quid de nocte? (cf. Is 21, 11)

Ecco, annunzio la Mezzanotte! Questa Mezzanotte si sposta da Oriente a Occidente. Segue ogni meridiano. In Oriente già ci ha preceduti, in Occidente sta per venire . . . Ecco, annunzio la Mezzanotte; in ogni luogo e in ogni momento in cui essa percorre il globo terrestre, annunzio la Mezzanotte!

Io, custode del Grande Mistero. Io, Vescovo di Roma: annunzio dappertutto la Mezzanotte di Natale. “Cantate al Signore un canto nuovo, / cantate al Signore da tutta la terra” (Sal 96, 1).

2. Canta, o terra!

Canta perché sei stata prescelta, prescelta tra tutto l’universo. E tutto l’universo è stato prescelto insieme con te.

Canta, o terra!

“Gioiscano i cieli, esulti la terra, / frema il mare e quanto racchiude; / esultino i campi e quanto contengono, / si rallegrino gli alberi della foresta” (Sal 96, 11-12).

Canta, o terra, perché sei stata prescelta per essere il luogo della nascita di Dio in un corpo umano. Si riunisca tutta la terra attorno a quell’unica Mezzanotte! Parli la potenza di tutto il creato! Parli con l’esistenza di tutti i mondi creati! Parli con la lingua dell’uomo!

3. Ecco, parla l’uomo. Il suo nome è Luca, evangelista. Dice: “. . . si compirono per lei (Maria) i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo (Lc 2, 6-7).

In questo modo è venuto al mondo il figlio di Dio. Maria era la sposa di Giuseppe, della famiglia di Davide; di Giuseppe che era carpentiere a Nazaret. Il Bambino è venuto al mondo a Betlemme perché lì ambedue, Maria e Giuseppe, si erano recati a motivo del censimento che Cesare Augusto aveva ordinato.

4. Questo ha detto l’uomo. Contemporaneamente all’uomo parla l’Angelo del Signore. Parla ai Pastori quando, nel mezzo della notte profonda di Betlemme, “la gloria del Signore li avvolse di luce”. E i pastori “furono presi da grande spavento” (Lc 2, 9). Dice loro: “Non temete! Ecco, vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo sarà per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia” (Lc 2, 10-12).

L’uomo e l’Angelo parlano dello stesso fatto e indicano lo stesso luogo. L’Angelo parla di ciò che l’uomo non osa dire: a Betlemme è venuto al mondo il Messia, cioè l’Unto, colui che viene a visitare l’umanità nella potenza dello Spirito Santo. A Betlemme è nato sulla terra il Salvatore del mondo. Lui . . . giudicherà la terra. Lui . . . giudicherà il mondo secondo giustizia.

Sì, egli darà “se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formarsi un popolo puro che gli appartenga . . .” (Tt 2, 14). Egli darà se stesso per noi: ecco il suo Giudizio!

5. “Custos, quid de nocte?” (cf. Is 21, 11).

Ecco, annunzio la Mezzanotte . . . Dal profondo della notte di Betlemme, che è la notte dell’intera umanità vivente sulla terra . . . “È apparsa infatti la grazia di Dio, / apportatrice di salvezza per tutti gli uomini” (Tt 2, 11).

Che cos’è la grazia? La grazia e il divino compiacimento. Essa si concentra completamente in questo Bambino che giace nel presepe. Questo Bambino è il Figlio Eterno, Figlio del divino compiacimento, Figlio dell’eterno Amore. Questo Bambino è Figlio di Maria. E Figlio dell’uomo, e vero uomo.

L’eterno compiacimento del Padre si concentra sull’uomo: ecco è la Grazia! “Pace in terra agli uomini che egli ama” (Lc 2, 14). Questo divino compiacimento nei confronti dell’uomo è stato portato in terra dal Figlio di Maria nella notte di Betlemme. “E apparsa la grazia di Dio” (Tt 2, 11). Da Betlemme inizia la sua irradiazione sull’uomo di tutti i tempi.

Che cosa è la Grazia? È l’inizio della gloria, di quella gloria che Dio ha nel più alto dei cieli. E a questa gloria è stato chiamato l’uomo in Gesù Cristo. E ciò è successo proprio nella notte di Betlemme.

6. Quindi: esulti la terra! Terra, che sei abitazione dell’uomo! Accogli in te ancora una volta lo splendore della notte della nascita divina! Riunisciti presso questo splendore! Proclama a tutto il creato la gioia della Redenzione! Annunzia al mondo intero la speranza della Redenzione del mondo.

“Esultino i campi e quanto contengono, / si rallegrino gli alberi della foresta / davanti al Signore” (Sal 96, 12-13). Ecco, viene. Ecco, è già tra noi: Emmanuele! Tutta la potenza della Redenzione del mondo è in lui. Alleluia!"

Papa San Giovanni Paolo II's words at the Urbi et Orbi Blessing
Christmas Day, St Peter's Square, 25 December 1983 - in Italian

"1. Ti ringraziamo, o Padre nostro,
per il Verbo che si fece carne
e, nella notte di Betlemme,
venne ad abitare in mezzo a noi (cf. Gv 1, 14).
Ti ringraziamo per il Verbo,
cui comunichi eternamente
la realtà santissima della tua stessa divinità.

Ti ringraziamo per il Verbo,
in cui hai dall’eternità deciso di creare il mondo,
affinché esso rendesse testimonianza a te.

Ti ringraziamo, perché nel tuo Verbo
hai amato l’uomo “prima della creazione del mondo” (Ef 1, 4).

Ti ringraziamo, perché in lui, tuo Figlio prediletto,
hai deciso di rinnovare tutto il creato;
hai deciso di redimere l’uomo.

Ti ringraziamo, eterno Padre,
per la notte di Betlemme
della nascita di Dio,
allorché il Verbo si fece carne
e la potenza della Redenzione
venne ad abitare in mezzo a noi.

2. “Ti ringraziamo, o Padre nostro,
per la santa vite di Davide,
tuo servo, che a noi rivelasti
per mezzo di Gesù, tuo Figlio” (Didaché IX, 2),
nato dalla Vergine e deposto in una mangiatoia.

In questa “vite di Davide”,
nell’eredità di Abramo
hai promesso la tua salvezza
e la tua eterna alleanza a tutti gli uomini,
a tutti i popoli della terra.

Ti ringraziamo per l’eredità della tua grazia,
che non hai sottratto al cuore dell’uomo,
ma hai rinnovato mediante
la nascita terrena del tuo Figlio,
affinché noi, per opera della sua croce
e della sua risurrezione,
riacquistiamo, di generazione in generazione,
la dignità di figli di Dio,
perduta a causa del peccato,
la dignità di fratelli adottivi
del tuo eterno Figlio.

Ti rendiamo grazie, o Padre santo,
per il tuo santo nome (Didaché X, 2),
al quale hai dato di rifiorire nei nostri cuori
mediante la Redenzione del mondo.

Ti ringraziamo, eterno Padre,
per la maternità di Maria Vergine,
che sotto la protezione di Giuseppe,
il carpentiere di Nazaret,
ha messo al mondo il tuo Figlio in una totale povertà.

“Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l’hanno accolto” (Gv 1, 11).

E tuttavia egli ha accolto tutti noi
già fin dalla sua stessa nascita,
e ha abbracciato ciascuno di noi
con l’amore eterno del Padre,
con l’amore che salva l’uomo,
che rialza dal peccato la coscienza umana:
in lui abbiamo la riconciliazione e la remissione dei peccati.

Ti ringraziamo, Padre celeste,
per il Bambino deposto in una mangiatoia:
in lui “si sono manifestati la bontà di Dio,
salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini” (Tt 3, 4).

Ti ringraziamo, eterno Padre,
per quest’amore,
che discende come un debole Infante
nella storia di ciascun uomo.

Ti ringraziamo,
perché, “da ricco che era,
si è fatto povero per noi,
perché diventiamo ricchi
per mezzo della sua povertà” (cf. 2 Cor 8, 9).

Ti ringraziamo per la mirabile economia
della Redenzione, dell’uomo e del mondo,
che si rivela per la prima volta nella notte della nascita a Betlemme.

4. Padre nostro! “Tu, Signore onnipotente,
hai creato ogni cosa per il tuo nome,
hai dato agli uomini il cibo
e la bevanda come nutrimento” (Didaché X, 3).

Guarda con gli occhi del neonato Bambino
gli uomini che muoiono di fame,
mentre somme ingenti sono impegnate
per gli armamenti;
guarda l’indicibile dolore dei genitori,
che assistono all’agonia dei figli
imploranti quel pane
che non hanno
e che non potrebbe essere procurato
anche solo con una piccola parte delle spese
profuse in mezzi sofisticati di distruzione,
dai quali sono rese
sempre più minacciose le nubi,
che si addensano
sull’orizzonte dell’umanità.

Ascolta, o Padre, il grido di pace
che sale dalle popolazioni martoriate dalla guerra,
e parla al cuore di quanti possono contribuire,
mediante la trattativa e il dialogo,
a soluzioni eque e onorevoli
delle tensioni in atto.

Guarda il cammino ansioso e tribolato
di tante persone che faticano
per procurarsi i mezzi di sopravvivenza,
per progredire e per elevarsi.

Guarda le angosce e le sofferenze,
che straziano gli animi
di quanti sono costretti
a forzata lontananza
dalle proprie famiglie
o vivono in una famiglia disgregata
dall’egoismo e dall’infedeltà;
di quanti sono senza lavoro,
senza casa, senza patria,
senza amore, senza speranza.

Guarda i popoli
che sono senza gioia
e senza sicurezza,
perché vedono conculcati
i propri fondamentali diritti;
guarda il nostro mondo odierno,
con le sue speranze e le sue delusioni,
con i suoi slanci e le sue viltà,
con i suoi nobili ideali e i suoi umilianti compromessi.

Spingi le persone e i popoli
a rompere il muro dell’egoismo,
della prepotenza e dell’odio,
per aprirsi al rispetto fraterno
verso ogni uomo, vicino e lontano,
perché è uomo,
perché è fratello in Cristo.

Induci ciascuno a porgere
l’aiuto necessario a chi è nel bisogno,
a donarsi per il bene di tutti,
a rinnovare il proprio cuore
nella grazia di Cristo Redentore.

Assisti la tua Chiesa
nel suo prodigarsi per i poveri,
per gli emarginati, per i sofferenti.

Custodisci e rafforza in tutti i cuori
l’anelito alla fede in te
e alla bontà verso i fratelli;
la ricerca della tua presenza
e del tuo amore,
la fiducia nella tua potenza
redentrice e salvifica,
la confidenza nel tuo perdono
e l’abbandono alla tua Provvidenza.

5. Gesù Cristo, Figlio del Dio vivente,
nato nella notte di Betlemme dalla Vergine Maria!
Gesù Cristo, nostro fratello e nostro Redentore!
Abbraccia col primo sguardo dei tuoi occhi
tutti i problemi assillanti del mondo d’oggi!
Accogli nella tua comunione,
mediante la tua nascita terrena,
tutti i popoli e le nazioni della terra.

Accogli noi tutti, uomini e donne,
tuoi fratelli e sorelle bisognosi
del tuo amore e della tua misericordia.

A quanti sono presenti o sono uniti mediante la radio e la televisione in questo Natale del Giubileo della Redenzione, rivolgo i miei più cordiali auguri, esprimendoli in alcune delle lingue principali:

A quanti mi ascoltano:

- Di espressione italiana:

Buon Natale: la pace di Cristo Redentore regni nei vostri cuori e nelle vostre famiglie.

- Di espressione francese:

Joyeuses Fêtes de Noël, dans la joie et la paix du Christ Redempteur.

- Di espressione inglese:

A blessed Christmas in the peace of Jesus Christ, the Redeemer of the world!

- Di espressione tedesca:

Ihnen allen ein gnadenreiches, schönes und frohes Weinhnachtsfest.

- Di espressione spagnola:

Feliz Navidad! Y paz a todos los hombres en este Año Santo de la Redención.

- Di espressione portoghese:

Feliz Natal na paz e no amor de Cristo.

- Di espressione polacca:

Drodzy moi Rodacy w Ojczyźnie i wszędzie na świecie!

“Pójdźmy do Betlejem i zobaczmy, co się tam zdarzyło i o czym Pan nam oznajmił”.  I na tej drodze, która przez Betlejem prowadzi ku Zmartwychwstaniu, “pokrzepcie ręce osłabłe, wzmocnijcie kolana omdlałe! Powiedzcie małodusznym: Odwagi! Nie bójcie się! Oto wasz Bóg . . . On sam przychodzi, by zbawić was”.  Niech Jego łaska towarzyszy Wam w czasie Świąt i w ciągu całego Nowego Roku.

Christus natus est nobis, venite adoremus.

Ed ecco l’augurio del Papa ai polacchi in una nostra traduzione.

Cari miei Connazionali in patria e ovunque nel mondo!

“Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”.

E su questa strada, che conduce attraverso Betlemme verso la Risurrezione “irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio . . . Egli viene a salvarvi”.

Che la Sua grazia vi accompagni nel periodo del Natale e nel corso di tutto l’anno nuovo.

Christus natus est nobis, venite adoremus."

St JPII - St Peter's Square, the Vatican on the Solemnity of the Nativity of Our Lord, 25th December 1983



© Copyright Libreria Editrice Vaticana

Pope St John Paul II's Catechesis
General Audience, Wednesday 28 December 1983 - in Italian

"1. Il mistero del Natale ha fatto risuonare nei nostri orecchi il cantico, col quale il cielo vuol far partecipare la terra al grande avvenimento dell’Incarnazione: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama” (Lc 2, 14).

La pace è annunciata per la terra. Non è una pace che gli uomini riescano a conquistare con le loro forze. Essa viene dall’alto, come un meraviglioso dono di Dio all’umanità. Non possiamo dimenticare che, se tutti dobbiamo lavorare per l’instaurazione della pace nel mondo, prima di tutto dobbiamo aprirci al dono divino della pace, ponendo la nostra completa fiducia nel Signore.

Secondo il cantico di Natale, la pace promessa alla terra è legata all’amore che Dio porta agli uomini. Gli uomini sono chiamati “uomini della benevolenza”, perché ormai la benevolenza divina appartiene ad essi. La nascita di Gesù è la testimonianza irrecusabile e definitiva di questa benevolenza, che non sarà mai più ritirata dall’umanità.

Questa nascita manifesta la divina volontà di riconciliazione: Dio desidera riconciliarsi il mondo peccatore, perdonando e cancellando i peccati. Già nell’annuncio della nascita l’angelo aveva espresso questa volontà riconciliatrice, indicando il nome che doveva portare il bambino: Gesù, ossia “Dio salva”. “Egli infatti, commenta l’angelo, salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1, 21). Il nome rivela il destino e la missione del bambino, unitamente alla sua personalità: egli è il Dio che salva, colui che libera l’umanità dalla schiavitù del peccato e che perciò ristabilisce le relazioni amichevoli dell’uomo con Dio.

2. L’avvenimento che dà all’umanità un Dio Salvatore, supera di gran lunga le attese del popolo giudaico. Questo popolo aspettava la salvezza, attendeva il Messia, un re ideale del futuro che doveva stabilire sulla terra il regno di Dio. Per quanto la speranza giudaica avesse posto molto in alto questo Messia, egli non era che un uomo.

La grande novità della venuta del Salvatore consiste nel fatto che egli è Dio e uomo insieme. Quello che il giudaismo non aveva potuto concepire né sperare, cioè un Figlio di Dio fatto uomo, si realizza nel mistero dell’Incarnazione. Il compimento è molto più meraviglioso della promessa. Sta qui la ragione per cui non possiamo misurare la grandezza di Gesù soltanto con gli oracoli profetici dell’Antico Testamento. Quando egli realizza questi oracoli, è a un livello trascendente. Tutti i tentativi di chiudere Gesù nei limiti di una personalità umana, misconoscono ciò che vi è di essenziale nella rivelazione della nuova alleanza: la persona divina del Figlio che si è fatto uomo o, secondo la parola di san Giovanni, del Verbo che si è fatto carne ed è venuto ad abitare tra noi (Gv 1, 14).

Qui appare la grandiosità generosa del piano divino di salvezza. Il Padre ha inviato il proprio Figlio, che è Dio come lui. Non si è limitato ad inviare dei servi, degli uomini che parlassero in suo nome, come i profeti. Ha voluto testimoniare all’umanità il massimo d’amore e le ha fatto la sorpresa di darle un Salvatore che possedeva l’onnipotenza divina.

In questo Salvatore, che è insieme Dio e uomo, possiamo cogliere l’intenzione dell’opera riconciliatrice. Il Padre non vuole soltanto purificare l’umanità liberandola dal peccato; vuole realizzare la più intima unione della divinità e dell’umanità. Nell’unica persona divina di Gesù la divinità e l’umanità sono unite nel modo più completo. Colui che è perfettamente Dio è perfettamente uomo. Ha realizzato in se stesso questa unione della divinità e dell’umanità, per potervi far partecipare tutti gli uomini. Perfettamente uomo, lui che è Dio, vuole comunicare ai suoi fratelli umani una vita divina che permetta loro di essere più perfettamente uomini, riflettendo in se stessi la perfezione divina.

3. Un aspetto della riconciliazione merita qui di essere sottolineato. Mentre l’uomo peccatore poteva temere per il suo avvenire le conseguenze della sua colpa e aspettarsi una vita umana diminuita, egli riceve invece da Cristo Salvatore la possibilità di un completo sviluppo umano. Non soltanto è liberato dalla schiavitù, nella quale l’imprigionavano le sue colpe, ma può acquisire una perfezione umana superiore a quella che possedeva prima del peccato. Cristo gli offre una vita umana più abbondante e più elevata per il fatto che, in Cristo, la divinità non ha compromesso in nessun modo l’umanità, ma l’ha portata a un grado supremo di sviluppo, con la sua vita divina egli comunica agli uomini una vita umana più intensa e completa.

Che Gesù sia il Dio Salvatore fatto uomo, significa dunque che ormai nell’uomo nulla è perduto. Tutto quello che era stato ferito, macchiato, dal peccato può rivivere e fiorire. Questo spiega come la grazia cristiana favorisca il pieno esercizio di tutte le facoltà umane, nonché l’affermazione di ogni personalità, sia di quella femminile che di quella maschile. Riconciliando l’uomo con Dio, la religione cristiana tende a promuovere tutto quello che è umano.

Possiamo, dunque, unirci al canto risonato sulla grotta di Betlemme, e professare con gli Angeli: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”.

Ai pellegrini italiani

Saluto cordialmente il folto gruppo di pellegrini dell’Arcidiocesi di Gaeta, guidato dall’arcivescovo Monsignor Luigi Carli e ad alcuni sacerdoti.

* * *

Con altrettanta cordialità, rivolgo il mio beneaugurante pensiero ai fedeli dell’Arcidiocesi di Udine, anch’essi presenti col loro Pastore Monsignor Alfredo Battisti, ed accompagnati da un gruppo di giovani.

Carissimi fratelli e sorelle! La celebrazione dell’Anno Santo, principale obiettivo della vostra visita a Roma, sia fonte della continua assistenza del Signore, in risposta ai vostri generosi propositi di crescita nell’amore di Dio e del prossimo. Con la mia Benedizione Apostolica.

* * *

Ed ora un particolare saluto ai sacerdoti della Diocesi di Brescia che, insieme col Vicario Generale ricordano l’anniversario della loro Ordinazione Sacerdotale.

Carissimi, riconoscenti a Cristo Eterno Sacerdote per l’ineffabile dono di cui vi ha insignito, prodigatevi generosamente in un ministero pastorale che, ad imitazione del Salvatore, sia tutto speso per il bene delle anime a voi affidate. Vi benedico di cuore ed estendo la Benedizione a tutti i vostri cari.

* * *

Saluto poi tutti gli ammalati.

Carissimi, siete venuti a questo incontro sopportando i disagi del viaggio e della stagione inclemente. Dio ve ne renda merito! La ricorrenza liturgica dei Santi Innocenti vi aiuti a comprendere il senso della vostra sofferenza. Così leggiamo in una lettura della Liturgia delle Ore: “O meraviglioso dono della grazia! Quali meriti hanno avuto questi bambini per vincere in questo modo? Non parlano ancora e già confessano Cristo!”. Così è anche per voi: la sofferenza accettata ed offerta a Dio diventa dono di grazia, poiché, unita a quella di Cristo, redime il mondo, salvando l’umanità. Sempre vi accompagni la mia Benedizione.

* * *

Sono presenti all’Udienza anche numerose coppie di sposi novelli: a tutti vada il mio saluto ed il mio augurio più cordiale.

La coincidenza del vostro matrimonio con le festività natalizie, vi aiuti a confrontarvi con il modello, sia pure unico ed insuperabile, della famiglia di Nazaret. Alla scuola di Maria e Giuseppe, ammirate che cos’è la vera ed autentica comunione d’amore, scopritene il carattere sacro ed inviolabile e insieme sforzatevi di vivere il meraviglioso progetto di educazione cristiana che vi permetterà, domani, di essere genitori aperti alle aspettative dei figli che Dio vorrà donarvi. Vi accompagni, nella vostra nuova casa, la mia preghiera e la mia propiziatrice Benedizione.

Ai fedeli di espressione francese

Chers frères et sœurs,

Je salue tous les pèlerins de langue française venus à Rome, et en particulier les familles où parfois trois générations célèbrent ensemble le jubilé.

Et je suis heureux d’accueillir les jeunes du mouvement de Schönstatt; je les encourage dans leurs engagements et leur témoignage de vie chrétienne et de prière.

A tous mon affectueuse Bénédiction.

Dopo aver salutato i pellegrini inglesi, il Papa si rivolge a numerosi visitatori giapponesi. Questa la traduzione delle parole del Santo Padre.

Sia lodato Gesù Cristo!

Dilettissimi pellegrini di “Don Bosco” di Tokyo, “Y. B. U.” di Kyoto ed altri pellegrini qui convenuti in questi giorni natalizi dalla cara terra giapponese!

Vi auguro di mantenere nella vita il tema dell’Anno Santo: “Aperite Portas Redemptori”. Sia questo il frutto del Vostro pellegrinaggio.

Ed anche Voi, carissimi di “Niiza Shonen-Shojo Gasshodan”, aprite i vostri cuori sia a Dio che agli uomini attraverso i vostri canti.

Sia lodato Gesù Cristo!

Ai fedeli di espressione spagnola

Saludo con particular afecto a los peregrinos aquí presentes, en especial a la peregrinación de la Diócesis de Gerona y al grupo de jóvenes de Acción Católica de Sevilla -ciudad que tuve la oportunidad de visitar durante mi viaje pastoral por tierras de España y que ha dejado una profunda huella en mi corazón por la religiosidad e hidalguía de su gente-. Mi mas cordial saludo también a todos los peregrinos llegados de América Latina: México, Costa Rica y demás naciones latinoamericanas.

Ai polacchi

Pozdrawiam pielgrzymów, przede wszystkim pielgrzymkę z sanktuarium Świętej Góry w Gostyniu oraz wszystkich pielgrzymów indywidualnych.

Ai giovani italiani

Rivolgo ora il mio saluto ai ragazzi e ai giovani italiani presenti a questa Udienza. Saluto i Gruppi di studenti, provenienti da varie Regioni. In particolare rivolgo un affettuoso pensiero ai membri delle organizzazioni giovanili ecclesiali della diocesi di Velletri e Segni, che sono venuti a Roma in pellegrinaggio per acquistare l’indulgenza del Giubileo e che in questi giorni sono impegnati a riflettere sul tema: la riconciliazione nella fraternità.

Carissimi, nel mistero del Natale si compendia il gesto d’amore più grande che Dio abbia fatto all’umanità. Da tale dono nasce un’immensa carica di speranza.

In quanto giovani, voi siete i primi depositari di questa speranza. Essa deve pertanto permeare i vostri desideri e le vostre ansie, sostenere la vostra vita di fede, e stimolarvi a scelte coraggiose in ordine alla vostra testimonianza di battezzati,

Io sostengo questo impegno ricordandovi nella mia preghiera, e donandovi la mia Benedizione.

Un appello a pregare il Signore affinché più forte e viva si faccia nel mondo la coscienza che ogni uomo va rispettato nella sua dignità di figlio di Dio viene elevato questa mattina dal Papa, nel corso della consueta celebrazione della parola. Queste le parole del Santo Padre.

Vi invito a pregare per quanti, in diverse parti del mondo, non hanno potuto godere in pace questo tempo natalizio. Nel Libano, nella città di Beirut, la battaglia si è riaccesa proprio alla vigilia di Natale, e, pure con intervalli di effimere tregue subito violate, ha continuato ad accumulare ogni giorno varie decine di morti, specialmente tra la popolazione civile.

Il pensiero va anche alle moltissime vittime di altri conflitti, come la guerra tra Iraq e Iran - di cui si parla poco mentre purtroppo è combattuta sanguinosamente tutti i giorni - e ad altre situazioni, per le quali non si è trovata una soluzione secondo giustizia, come in Afganistan dove un intero popolo soffre da quattro anni.

In altre regioni come nel Salvador i morti per fatti di violenza sono computati per l’anno 1983 a più di seimila. Altrove neppure il calcolo è possibile, perché le persone sono fatte sparire nella completa clandestinità. Ad esse vanno aggiunte le vittime dei rapimenti, i detenuti, gli esiliati, i profughi.

È una catena dolorosa, che dobbiamo ricordare mentre l’anno sta per finire, pregando il Signore per tutte le famiglie che sono in lutto e chiedendo che più forte e più viva si faccia la coscienza che ogni uomo va rispettato nella sua dignità di figlio di Dio."