Bookmark and Share

Feast of the Baptism of the Lord 1993

Pope St John Paul II's Homily at Holy Mass in Assisi
Major Basilica, Assisi, Sunday 10 January 1993 - in Italian

"1. “Domine, murum odii everte, nationes dividentem, et vias concordiae fac hominibus planas” “O Signore, abbatti le barriere dell’odio che dividono le nazioni, – apri la strada alla concordia e alla pace” (Martedì della III settimana dell’Avvento, Invocazioni delle Lodi). Carissimi fratelli e sorelle, il grido, che noi oggi innalziamo a Dio, proviene dalla liturgia dell’Avvento. La preghiera per la pace in Europa, e in particolare nei Balcani, s’innalza in questo periodo nelle lingue dei diversi popoli del Continente Europeo. Insieme con i Presidenti degli Episcopati di tutta l’Europa abbiamo implorato dal Signore la pace. Abbiamo chiesto di pregare per questo anche ai nostri fratelli cristiani, nonché ai figli d’Israele e ai musulmani. Ci troviamo qui in Assisi sulle orme di san Francesco, che amò in maniera eminente Cristo, gli uomini e tutto il creato. Insieme con lui riviviamo il mistero del Battesimo di Cristo nel Giordano, evento chiave nella missione messianica di Gesù di Nazaret.

2. “In quel tempo Gesù dalla Galilea andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: “Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?”. Ma Gesù gli disse: «Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia»” (Mt 3, 13-15). Il Battesimo di penitenza, conferito da Giovanni al Giordano, è un segno della giustizia che l’uomo aspetta da Dio, cercandolo con tutto il cuore. È anche un segno della pace, desiderata da ogni spirito umano in tutti i popoli e le nazioni della terra. Ed ecco, troviamo Gesù di Nazaret nel corteo degli uomini che, animati da un tale desiderio, vengono per ricevere il Battesimo di penitenza, confessando i loro peccati. Gesù è senza peccato, ma nonostante ciò si inserisce tra i peccatori. Si tratta di un fatto molto eloquente. “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto” (Mt 3, 17). Appunto il Figlio – compiacenza infinita del Padre – si inserisce tra i peccatori e insieme con loro riceve il Battesimo di penitenza. “Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mt 9, 13). Alla fine, questo compito Lo condurrà alla Croce. È quanto esprimeva lo stesso Giovanni sulle rive del Giordano, quando diceva: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!” (Gv 1, 29).

3. Siamo venuti qui, oggi, facendoci carico dei grandi peccati del nostro tempo, del nostro continente. La guerra in atto nei Balcani costituisce un particolare accumulo di peccati. Esseri umani usano strumenti di distruzione per uccidere e sterminare altri loro simili. Quali terribili esperienze di guerre – in particolare in Europa, ha conosciuto il XX secolo! È stato un secolo segnato da odio e da profondo disprezzo nei confronti dell’umanità, odio e disprezzo che non rinunciavano a nessun mezzo e metodo per annientare e sterminare l’altro. Si è violato il precetto divino dell’amore molte volte e in vari modi, sì da giungere perfino a interrogarsi con paura se l’uomo europeo sarebbe stato capace di rialzarsi da quell’abisso in cui l’aveva spinto una folle bramosia di potere e di dominio – a spese degli altri: di altri uomini, di altre nazioni. Una così tragica esperienza sembra purtroppo essere rinata in qualche maniera in questi ultimi anni; essa continua a dilagare proprio nella penisola balcanica. Ecco la ragione per cui l’Europa tutta intera si raccoglie in preghiera; ecco perché siamo venuti in pellegrinaggio ad Assisi, a invocare Dio per mezzo di Cristo: “Abbatti le barriere dell’odio... apri la strada alla concordia e alla pace”.

4. Cristo prega insieme con noi. Egli si è inserito nel corteo dei peccatori non solo una volta, sulla riva del Giordano, ove ricevette da Giovanni il Battesimo della penitenza. In ogni secolo e in ogni generazione Egli torna a mescolarsi in tale corteo nei vari luoghi della terra. Cristo è infatti il Redentore del mondo, che Dio “trattò da peccato in nostro favore perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio” (2 Cor 5, 21). Scaturisce di qui la nostra ferma convinzione, illuminata dalla fede, che nella tormentata terra degli uomini e delle nazioni dei popoli balcanici Cristo è presente tra tutti coloro che soffrono e subiscono un’assurda violazione dei diritti umani. Egli, il Cristo, è sempre testimone e difensore dei diritti dell’uomo: ho avuto fame, ho avuto sete, ero forestiero, nudo, sono stato torturato, straziato, violentato, oltraggiato nell’umana dignità... (cf. Mt 25, 31-46). In lui i diritti della persona non sono parole soltanto, ma vita: vita che prevale sulla morte e mediante la Croce s’afferma nella vittoria della Risurrezione. Noi oggi preghiamo insieme con Lui e per mezzo di Lui, perché siamo fermamente convinti che Egli prega incessantemente con noi.

5. Egli è il compiacimento del Padre. Crediamo quindi che in Lui e per mezzo di Lui l’uomo – perfino quello più oltraggiato, e anche il più colpevole – viene abbracciato dall’unico Amore, più forte di ogni odio, peccato e disumana malvagità. Lui..., Servo della nostra giustificazione, “non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino della fiamma smorta... non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra” (Is 42, 3-4). Il Padre gli dice: “Ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni...” (Is 42, 6). Ecco: i popoli, le nazioni di quella terra, coinvolta nell’orrendo conflitto in atto nei Balcani, costituiscono comunità unite fra loro da tanti legami, inscritti non soltanto nelle memorie del passato, ma anche nella comune speranza di un futuro migliore fondato sui valori della giustizia e della pace. Ciascuna di tali nazioni rappresenta un bene particolare, una conferma della multiforme ricchezza donata dal Creatore all’uomo e all’intera umanità. Inoltre ciascuna nazione ha diritto all’autodeterminazione come comunità. Si tratta di un diritto che si può realizzare sia mediante una propria sovranità politica, sia mediante una federazione o confederazione con altre nazioni. Poteva essere salvata l’una o l’altra modalità tra le nazioni della ex Jugoslavia? È difficile escluderlo. Tuttavia, la guerra che si è scatenata sembra aver allontanato una simile possibilità. E la guerra è tuttora in corso. Umanamente parlando, può apparire difficile intravederne la fine. E tuttavia: “Sanabiles fecit Deus nationes...” (cf. Sap 1, 14).

6. Ci rivolgiamo, dunque, a Te, Cristo, Figlio del Dio vivo, Verbo che sei il compiacimento del Padre, e hai voluto compiere la missione di servo della nostra Redenzione. Tu sei giustificazione del peccatore, di tutti i peccatori e malfattori della storia umana. Tu sei l’alleanza degli uomini, la luce delle nazioni. Sii con noi. Intercedi per noi. Prega con noi peccatori, affinché non prevalgano le tenebre. Perdona le nostre colpe – terribili colpe di uomini dominati dall’odio – così come noi perdoniamo... Cercando di rompere la spirale del male... Distruggi Tu stesso l’odio che divide le nazioni. Là, dove adesso abbonda il peccato, fa’ che sovrabbondino la giustizia e l’amore, cui è chiamato ogni uomo, ogni popolo e nazione in Te, Principe della Pace. In quest’ora difficile, ci rivolgiamo pure alla tua Madre Santissima, che è anche Madre di tutti i popoli, Madre in particolare dei popoli d’Europa, che nel corso dei secoli hanno elevato a Lei santuari famosi, meta anche oggi di moltitudini di pellegrini. Penso in questo momento innanzitutto al tempio mariano più antico di Santa Maria Maggiore in Roma, alla “Parete Indistruttibile” in Ucraina e a quei luoghi di devozione in Russia, dove l’immagine della Madre di Dio è venerata sotto il titolo di Madonna di Wladimir, di Kazan, di Smolensk. Il mio pensiero va inoltre ai santuari di Mariapocs in Ungheria, di Marija Bistrica in Croazia, di Studenica in Serbia, al santuario nazionale dell’“Addolorata” in Slovacchia, alla “Porta dell’Aurora” in Lituania, ai santuari di Aglona in Lettonia, di Marija Pomagaj in Slovenia, di Czestochowa in Polonia, di Montserrat in Spagna, di Lourdes in Francia, di Fatima in Portogallo... ed a tanti altri ancora. A Maria Santissima, Madre tua e Madre nostra, o Cristo, l’intera Europa affida questa sua preghiera per la pace, utilizzando nell’odierna celebrazione tutte le lingue parlate nel Continente.

7. Siano abbattute le barriere dell’odio! O Dio della Pace! Raddrizza le vie degli uomini, perché sappiano di nuovo vivere insieme come vicini, come fratelli e sorelle, “Figli del Padre nel Figlio Unigenito” (cf. Ef 1, 4-5): in Cristo Gesù nostra autentica pace."

Papa Giovanni Paolo II's words at the Angelus
- in Italian & Spanish

"Carissimi fratelli e sorelle!
1. Al termine di questo incontro di preghiera ad Assisi, iniziato con la Veglia di ieri e proseguito stamane con la celebrazione della Santa Messa, sento di dover condividere con voi, che vi avete così fervorosamente preso parte superando disagi e difficoltà, un sentimento profondo di gratitudine al Signore per la speciale grazia concessa a ciascuno. In effetti, l'appello da me rivolto, insieme con i Rappresentanti degli Episcopati di Europa, il primo dicembre scorso, ha avuto una risposta corale e generosa all'interno della Chiesa Cattolica, ed ha trovato eco anche nelle altre Chiese e Comunità ecclesiali cristiane, come pure presso rappresentanti dell'Ebraismo e dell'Islam. E' questo un chiaro segno che la coscienza degli uomini e delle donne sensibili ai valori religiosi e di quanti ricercano il bene dell'umanità diventa sempre più attenta ai problemi dell'uomo sofferente, vittima di conflitti di cui non capisce né le ragioni né gli scopi. In tutti si fa più acuto il senso dell'impegno per la fine di ogni guerra e per una pace fondata sulla giustizia e sulla mutua riconciliazione. Questa consapevolezza, che sgorga dalla profondità della nostra risposta a Dio, non è forse anch'essa dono del Signore? Sì, essa è dono di Dio, come lo è la pace a cui aspiriamo e in nome della quale ci siamo nuovamente riuniti qui ad Assisi. Ci conceda Iddio la grazia di essere sempre più fedeli a questo servizio disinteressato ed urgente in favore della pace. Esso è proprio di ogni autentico atteggiamento religioso e costituisce un segno distintivo per i discepoli di Cristo, ai quali Egli, prima della Passione, ha voluto affidare la pace come sua propria eredità (cfr. Gv 14, 27).

2. Mi preme, inoltre, in questa cornice di spirituale fraternità, ringraziare ciascuno dei convenuti. I Signori Cardinali, i fratelli nell'Episcopato, i Sacerdoti, i Religiosi, le Religiose e, soprattutto, i giovani, così numerosi e visibilmente presi dalla preoccupazione per la pace ed impegnati nel ricercarla e nel costruirla effettivamente. Il mio ringraziamento si estende ai fratelli e sorelle delle altre Chiese e Comunità ecclesiali cristiane, che ci hanno accompagnato dall'inizio della Giornata; la loro presenza ad Assisi sottolinea in maniera visibile ancora una volta la dimensione ecumenica dell'impegno per la pace. Vada la mia gratitudine più sentita ai rappresentanti dell'Islam per la loro partecipazione alla Veglia di ieri sera. E saluto con affetto anche i nostri "fratelli maggiori", gli Ebrei, spiritualmente uniti a noi nell'invocare da Dio il prezioso dono della sua giustizia e della sua pace. L'evento di ieri ci ha concesso di rivivere l'indimenticabile Giornata di Preghiera, tenutasi nell'ottobre 1986 in questo stesso luogo, segnato dallo spirito di Francesco, pellegrino ed apostolo di pace. Il ritrovarci ci ha dato modo di apprezzare nuovamente i profondi legami che ci uniscono nel servizio alla causa dell'uomo e delle sue più legittime aspirazioni.

3. Questo incontro è stato dedicato particolarmente alla Preghiera per la Pace in Europa, tenendo presente soprattutto la grave situazione delle popolazioni nei Balcani. L'abbiamo vissuto insieme; a noi si sono associate le Chiese particolari dell'intero Continente europeo. E' stato nostro comune obiettivo manifestare e rendere fruttuosa la costante preoccupazione che ci anima per chi soffre a causa della cecità e durezza di cuore di altri uomini; per chi - bambino, uomo, donna, anziano, civile inerme, individuo e popolo - è costretto a pagare il triste prezzo della guerra, non voluta ma subita. Il nostro vuole essere un interesse fattivo, concretizzato in fervida ed incessante preghiera, a cui deve far seguito un'azione disinteressata di aiuto e sostegno umanitario. Il nostro vuole, inoltre, essere un impegno a promuovere la cultura della pace con gesti quotidiani di rispetto per gli altrui diritti e con una paziente opera di riconciliazione. Mentre vi parlo, si sta predisponendo a Ginevra la ripresa dei negoziati per la pace in Bosnia Erzegovina. Voglia Iddio concedere a tutti i partecipanti a quel decisivo incontro sapienza e coraggio, affinché raggiungano soluzioni accettabili per tutte le parti, in vista di una autentica e durevole pace.

4. Vorrei affidare tutto questo all'intercessione del Santo di Assisi, emblema egli stesso della pace. Vorrei, soprattutto, implorare sulle nostre aspirazioni e sui nostri progetti di pace la materna protezione di Maria Santissima. Ci ottenga la Vergine dal Figlio divino, fatto Uomo, la grazia di vedere spuntare finalmente in Europa e nel mondo la pace, una pace che non abbia mai fine. Della pace, traguardo universale a cui s'è rivolto l'intero nostro incontro di preghiera giunto ormai al suo termine, vogliono essere eloquente simbolo i ceri, che ho poc'anzi consegnato ai membri delle delegazioni provenienti dalle regioni devastate dalla guerra. Queste tenui fiamme di speranza rechino a quanti vivono tra i lutti e le rovine, causate dai persistenti conflitti, il conforto della luce e dell'amore di Dio, unica e vera sorgente di pace. Ci accompagni e tutti ci assista Maria, Regina della pace. A Lei ora insieme ci rivolgiamo."


After the Angelus:

"Desidero ora esprimere la mia gratitudine a tutti coloro che, in vario modo, hanno collaborato alla preparazione ed allo svolgimento di quest'incontro di preghiera per la pace in Assisi, "Città della Pace". Ringrazio vivamente quanti hanno preso parte ai vari momenti di questa esperienza di fede e di spirituale solidarietà: in primo luogo, il Presidente della Repubblica Italiana, qui venuto insieme con i Presidenti del Senato e della Camera; le Autorità civili, militari e religiose e tutti coloro che hanno voluto unirsi a noi nel riflettere e nell'invocare da Dio il dono della pace. Sono, inoltre, riconoscente agli Amministratori regionali, provinciali e comunali, per l'accoglienza riservatami e per i servizi diligentemente approntati, affinché tutto potesse svolgersi nel migliore dei modi.

Un grazie speciale e fraterno va ai carissimi Padri Francescani del Sacro Convento per la loro ospitalità. Se Assisi è considerata sempre più quale "Città della Pace", questo è dovuto anche al fatto che quanti qui giungono hanno l'opportunità di vivere una singolare e significativa esperienza di fraternità, tipica della spiritualità francescana. Ma alla fine non posso non ritornare a voi, ai giovani. Voi avete dato il calore e la luce a questa Veglia, avete portato la fiaccolata nei diversi posti sacri di questa città sacra di Assisi. Voi avete poi vegliato tutta la notte, e probabilmente adesso avete sonno... Per questo vi ringrazio e confermo la mia convinzione che con i giovani si ringiovanisce sempre. Con i giovani c'è sempre la speranza, e la speranza di una pace, anche in questa vecchia Europa. Che il Santo di Assisi, San Francesco, accompagni dappertutto voi e anche me. Grazie di cuore a tutti! Vi accompagni la mia Benedizione."

 

 © Copyright - Libreria Editrice Vaticana